C’è una singolare alchimia che emerge nei momenti di isolamento; un’energia viscerale che si fonde con la quiete e la tensione della natura selvaggia. È proprio da una condizione di distacco dal mondo che “From The Heights Of Our Pastureland”, il terzo album dei canadesi Yoo Doo Right, sembra aver preso vita, infuso di una bellezza austera e di una rabbia sommessa. In un periodo storico segnato da crisi globali di ogni sorta, dal capitalismo sfrenato e dalla tragedia di guerre senza fine, l’album in questione si configura come un’opera tanto urgente quanto contemplativa.

Credit: Bandcamp

La genesi del disco non poteva essere più evocativa: tre giorni di isolamento totale, bloccati da una tormenta di neve a Saguenay, Quebec. Nel cuore di notti a dir poco gelide, con temperature che sfioravano i -40°C, i membri della band – John Talbot (batteria), Justin Cober (chitarra, synth, voce) e Charles Masson (basso) – hanno canalizzato l’immobilità e il freddo in qualcosa di vivo e pulsante, in bilico tra resistenza e ricerca di bellezza.

Il risultato è un lavoro che si muove tra il lirismo visionario del post-rock più energico (siamo dalle parti del noise) e il rigore pulsante del krautrock. La lunghissima “Spirit’s Heavy, But Not Overthrown, Part 2″ rappresenta alla perfezione la doppia natura del trio nordamericano, con ritmi ipnotici che si avvolgono attorno a stratificazioni di suoni distorti in un caos organizzato che a tratti ricorda le trame dei Mogwai, a tratti l’epica orchestrale dei Godspeed You! Black Emperor.

A differenza di altre opere concepite in situazioni difficili ed epoche buie, spesso intrise di nichilismo, “From The Heights Of Our Pastureland” non si limita a registrare il chiaro declino dell’umanità, ma indaga alla ricerca di spiragli di speranza tramite infinite e sempre mutevoli evoluzioni strumentali. La tensione tra le distorsioni e la quiete, tra il caos e la melodia, tra il disincanto e il desiderio di ricostruzione si traduce in un album che è, al tempo stesso, un grido di dolore e una carezza al cuore.

“From The Heights Of Our Pastureland” è una riflessione sonora sul nostro tempo – un invito a riconoscere la bellezza anche quando il paesaggio sembra sommerso dalla neve e dal gelo. Una testimonianza potente da parte degli Yoo Doo Right.