Credit: Frank Schwichtenberg, CC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons

We Are Therapy? And We Love You!“. Lo ripete forte Andy, lo grida dentro quel microfono e la sua emozione sincera ci arriva dritta al cuore, perché la pancia e la testa sono già state “picchiate” a dovere da uno show adrenalinico e martellante.

Ci tengo proprio a iniziare da quelle parole perché Andy ha veramente colto l’affetto che i presenti ai Magazzini Generali di Milano hanno riservato ai “suoi” Therapy? che, da par loro, se lo sono meritato tutto quel calore e quel tripudio, con uno spettacolo bello, divertente, rabbioso e intenso.

C’era in ballo la celebrazione di “Troublegum” e la presenza era praticamente obbligatoria: il colpo d’occhio è di quelli importanti. Locale pieno, età media alta…c’è aria di pogo, c’è voglia di saltare e fare casino. Andrà così fin da “Stop It You’re Killing Me” che apre la setlist.

Michael al basso non cambia mai, filiforme, agile, sorridente (ha citato anche con piacere il primo live milanese del 1993!), Andy è il solito magnifico diavolo irlandese, con quegli occhi spiritati e le sue facce assurde, con la voce che ancora tiene alla grande e poi Neil Cooper che per me resta sempre un grandissimo anche solo per il semplice fatto che, ogni volta che lo vedo, non mi fa mai rimpiangere l’immenso Fyfe Ewing, sopratutto stasera dove praticamente tutto il materiale suonato era stato gestito, a suo tempo, proprio da Fyfe.

Cosa posso dire sulla scaletta? Nulla. Ci si chiede perché “Troublegum” abbia resistito alla grande in questi 30 anni? Beh, perché ha delle canzoni magnifiche: è ispirato, travolgente,visionario. E 30 anni dopo non ha perso nulla del suo smalto, eseguito alla perfezione da questi tre signori che ancora ci mettono cuore e passione. Potrei dirvi come mi sono emozionato a risentire live canzoni come “Femtex” o “Turn” (per non parlare delle chicche come “Opal Mantra” o “Evil Elvis”), o come la gente sia letteralmente impazzita su “Nowhere” o “Die Laughing” (bellissima la dedica a eroi musicali che non ci sono più), ma mi piace anche sottolineare come la mia paura sul suono dei Magazzini sia stata fugata piuttosto velocemente, con l’audio che è andato migliorando di brano in brano fin da subito.

Coinvolgono tanto il pubblico i Therapy?, cercano l’interazione, vogliono vedere i presenti divertirsi, cantare, partecipare in modo attivo: mi sono troppo esaltato quando Michael prima di “Lunacy Booth” ha invitato a urlare “Christ“, ma non è stato l’unico momento in cui hanno voluto il canto dei fan, penso ad esempio su “Diane” (una versione veramente rabbiosa questa sera), quando Andy ha praticamente cantato sopra la voce del pubblico, senza suonare la chitarra, pelle d’oca.

Bellissima la scelta nei bis di andare a prendere in mano la discografia più vecchia della band, tributando anche il giusto omaggio alle prime produzioni della band irlandese, che sono esplose in tutta la loro rabbia e trionfo ritmico. Cazzo, Fyfe era veramente un fenomeno e, ripeto, Neil (che si è pure esibito in un assolo decisamente degno di nota) ha tenuto alla grande, ricreando quei ritmi travolgenti in canzoni devastanti come “Teethgrinder” o “Meat Abstract” o l’immancabile “Potato Junkie” (anche stasera “James Joyce is fucking my sister!!!“) che mi hanno esaltato come sempre.

Chiusura di set con “Knives” e “Screamager”, così, piazzate alla fine, giusto per darci il colpo di grazia finale in una serata che ci ha visto urlare, saltare e pogare alla grande.

Bravi veramente tutti, sopra e sotto il palco (tra l’altro ho pure incontrato Cristiano Santini, leader dei Dish-Is-Nein che mi ha dato alcune info sul disco in arrivo e sul live di presentazione di marzo, pensa te!)

Ps: mi permetto di ringraziare il mio compagno di avventura Fabrizio, immancabile quando ci sono queste grandi occasioni!!