Sant’Ambrogio quest’anno a Milano ha portato i Nada Surf, oltre che la pioggia e ovviamente la molto più istituzionalizzata prima della Scala.

La Santeria (non mi dileguerò a parlare bene di questo locale, che personalmente mi piace molto) stasera è vivibile, non si è fatto il sold out, ma c’è abbastanza gente da considerarlo un concerto che ha avuto un buon riscontro di pubblico, e lo stesso pubblico è diviso tra una buona fetta di persone che seguono i Nada Surf presumibilmente dai primi dischi e una discreta presenza di gente giovane, che quando il gruppo capitanato da Matthew Caws portava organizzava i primi tour o non era ancora nata o era comunque troppo giovane per andare a concerti (*).

Io loro me li ricordo dai primi anni duemila, non è la prima volta che li vedo, e come sempre ho aspettative molto alte che – spoilerone – non verranno deluse.

Puntuali all 21.30 le luci si spengono e compaiono loro, su un palco essenziale (sfondo nero con scritta Nada Surf in bianco): il concerto sarà un alternarsi di pezzi del loro ultimo lavoro e dei lavori di repertorio, ma parte subito con il botto con una serratissima combo di “Inside of Love” – cantata dalle prime file pressoché all’unanimità – e “High Speed Soul”, con quelle chitarre strepitose.

Sarà un concerto che regalerà anche Matthew che estrarrà dei pizzini e leggerà con un ottimo italiano “questa è una canzone sul multitasking, come una sorta di promessa di smettere con il multitasking, ironia della sorte l’ho scritta mentre guidavo, non proprio un buon inizio” (la canzone è “In Front Of Me Now”) e ancora “da bambino non ero molto mascolino, il che non era proprio piacevole perché andava bene perché mio padre era così amorevole e mi accettava per quello che ero. Questa canzone è dedicata a tutti i padri che accettano e sostengono i lori figli così come sono“, letto prima di “Mathilda”.

È la penultima data del loro tour, hanno ancora una data in Francia e poi a casa, si sente che il tour è ben rodato, che le canzoni sono state affinate e rese solide, ma non si sente la stanchezza di essere in viaggio da parecchio tempo, anzi, il concerto alla fine durerà quasi due ore, con Matthew che – questa volta in inglese – spiega che “See These Bones” gli è venuta dopo aver visto una chiesa a Roma dove c’era un ossario (e qui mi servirebbe l’aiuto dei locals, perché potrebbe essere la cripta dei cappuccini, ma non ci giurerei) e che ci fa gli auguri per Sant’Ambrogio.

Gli encore sono affidati a “Popular”, “Always Love” e a una strepitosa versione a cappella di “Blizzard of 77” che è talmente bella che pare non essere vera.

Insomma, è stato un concertone.

(*) se sei stato un bambino portato in spalla da dei genitori lungimiranti a un concerto di Nada Surf a inizio anni 2000, sappi che hai la mia più profonda invidia.