Dicono che il sette sia un numero fortunato – ancora di più il settimo album, forse? Forse, perché non è il caso dell’ultimo disco dei Fast Animals And Slow Kids, “Hotel Esistenza”. Ma partiamo dal principio.
Descritto come introspettivo, questo è un album che avrebbe come scopo rappresentare chi sono i Fask adesso, in un viaggio per l’appunto esistenziale in cui ogni stanza di questo hotel (e dunque ogni canzone) rappresenterebbe un’anima della band, come un caleidoscopio. Il disco della maturità, se vogliamo definirlo così, in un percorso iniziato tre anni fa con “È già domani”. Non se ne va proprio, però, la sensazione che ci sia qualcosa che blocca il potenziale del gruppo.
Perché di potenziale ce n’è e parecchio, altrimenti non staremmo parlando di uno dei gruppi musicali più famosi d’Italia; si tratta, però, pur sempre di potenziale. Per quanto in questo disco ci siano rimandi al passato punk rock della band come in “Brucia”, sembra tutto troppo creato ad hoc per la radio. Per carità, nulla di male nel volersi far ascoltare, però dà davvero l’impressione di essere costruito. Non creato, costruito – che è una bella differenza. È anche piuttosto ironico per un lavoro descritto come introspettivo, profondo, disco della maturità e così via.
Non è neanche un problema la svolta pop, almeno credo – sono la prima a incoraggiare e apprezzare le sperimentazioni, i cambiamenti di genere, o più semplicemente la voglia di fare più soldi. A che pro, però, se persino quelle che dovrebbero essere sperimentazioni finiscono per renderti uguale a te stesso? (E non in senso esattamente positivo?) O ancora, a che pro se ormai fai qualcosa di troppo diverso dai vecchi lavori per essere apprezzato dai “vecchi” fan, ma non riesci neanche a sfondare in un panorama più mainstream?
Pezzi come “Cielo” e la sopracitata “Brucia” fanno vagamente sperare in meglio – il potenziale che menzionavo, appunto. Che fare però se questo rimane tale? Soprattutto se la maggior parte dell’album non è particolarmente degna di nota?
Dovrebbe trattarsi del disco che dichiara l’identità della band in maniera chiara e assoluta, eppure non è così. Resta solo un grande amaro in bocca, e la speranza che almeno la resa live dei brani sia forte. E parecchio, dato che ce n’è bisogno.