Ben quattro anni fa, il loro “Canopy” riscosse enorme interesse e li fece notare nel mondo raffinato ed evanescente della chillwave americana e sulla lunga distanza ci riprovano, anche con la convinzione che la loro musica sia deterrente immateriale per liberarsi in voli e radenti di assoluto benessere e di altrettanta goduria interiore senza mai scendere a patti con il misticismo discografico.
I cugini Christopher Prudhomme e Reese Donohue in arte Painted Palms tornano a girare con il nuovo disco “Forever”, un metafisico atterraggio tra hypeing e soffici nuvole psych pop, brani, cantilene magiche e ipnotiche spalmate su linee rock estremamente semplici, impalpabili e scritte a mantice che ad ogni ascolto sollevano il plesso solare donando quel senso rilassante allo spirito.
Un disco di quelli dove pare che il tempo non passi mai, arie e situazioni sonore da “carpe diem integrale”, quella benevolenza sonora che si struscia, dondola e gattona come un pomeriggio primaverile, colori qua e la di Animal Collective e tinte di Yeasayer a ricordare che l’ascolto è solo un veicolo per entrare in sintonia col mondo delle note, si può ascoltare senza sentire e cantare senza voce, ma una volta entrati in queste tenerezze leggere e libere, i punti dei vista cambiano e si allargano, fino a toccare il sentimento profondo, vero.
Dodici tracce e un tappeto di delicatezze armoniche che spesso echeggiano le atmosfere più languide e rilassate di un post-rock “Forever”, “Soft hammer”, “Sleepwalking”, poi una passatina di dance “Hypnotic”, la ballatina sincopata e corale “Spinning sign”e quello squarcio eccelso che chiude il tutto, quel “Angels” spennato da una chitarra acustica e un tic Beatlesiano che arriva per dare il magone liberatorio e finale di un disco da abbracciare subito.
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2. Here it comes
3. Hypnotic
4. Forever
5. Soft hammer
6. Carousel
7. Not really there
8. Hope that you see it now
9. Spinning signs
10. Sleepwalking
11. Empty gun
12. Angels