Da anni la ricerca ““ nelle astanterie dell’industrial rock – si svolge in una sola direzione, abbassare le accordature e utilizzare amplificatori più potenti. La vera guerra ora è risultare più muscolosi e agguerriti riuscendo – più o meno ““ a circostanziare il suono con un contesto che sia davvero meritevole, innestando melodie e stati emozionali in ascensione.

Thot, ovvero Gregoire Fray, lo si può tranquillamente ribattezzare il Signore dell’Industrial rock underground (sue le magnifiche collaborazioni con stazze del calibro di Depeche Mode, NIN), riesce a “ibridare” il genere senza farlo pesare ed è naturale dargli ragione; “The City That Disappears” è un contenitore fragoroso e a suo modo “aggraziato” che nelle sue nove tracce definisce un multi suono stratificato, industrial, traiettorie prog, strani allunaggi nella classica e umoristica varia che fa differenza da quello che gira intorno, arte visual ed elettricità  pompata per un disco d’atmosfera allucinata che quasi quasi trascende ““ in certi passaggi ““ i generi tanta è la non convenzione che l’artista belga mette di sua indole.

Definisce il suo genere “Vegetal Noise Music” magari per indicare un luogo non luogo, una terra, il posto immaginifico che ospita tutto ciò che è meraviglioso e allo stesso tempo tutto ciò che è terribile, fatto sta che correndo dietro alla scaletta con l’orecchio sembra di navigare tra oblio e delirio, una forma poetica maledetta ma possibile che tra le convulsioni hard-punk “HTRZ”, l’amniotico che ingloba il cosmico “Dèdale”, lo spettro di un day after acido “Negative buildings” e il tremolio di una tastiera di pianoforte alla fine risucchiata dal caos ossessivo “Traces” crea un personalissimo sturbo blastbeat a fusione alta.
Affascinante e misterioso!

Cover Album

  • Website
The City That Disappears
[ Black Basset – 2014]
Genere: Industrial-rock
Rating:
1. HTRZ
2. Rhythm hope answers
3. Keepers
4. Dèdale
5. Blanck street
6. The city that disappears
7. Negative buildings
8. Traces
9. Citizen pain