Cosa significa andare ad un concerto dei Verdena nel 2015? Potrebbe essere il titolo di uno dei tanti saggi simil sociologici che stanno invadendo le librerie italiane. Fortunatamente questo è solo, o dovrebbe esserlo, un live report.
C’è anche un’altra domanda potenzialmente aperta a divagazioni infinite: è possibile parlare dei Verdena senza cadere nel sentimentalismo e nei ricordi più o meno adolescenziali?
La questione è così contorta da risultare inutile. Si potrebbe parlare esclusivamente con citazioni di testi, ma dare ulteriore lavoro ai brillanti blogger che mischiano semantica e Verdena sarebbe eccessivo. Tra l’altro chi si nutre di orpelli poco ci capisce di essenzialità pura, ovvero ciò che mettono scena Alberto Ferrari & Co. Cambia la musica ““ addolcita, acida o distorta che sia ““ ma non i ritmi che rimangono vertiginosi e colmi di materia. L’impatto di “Starless”, unico recupero dal mastodontico “Solo un Grande Sasso”, è clamoroso a distanza di quattordici anni. L’ascesi strumentale che si dipana per i due terzi della canzone è un picco che riporta il calendario a ritroso tra fiumi di pessima birra e grida lancinanti. In due ore non c’è spazio per tutto, per un repertorio sconfinato. “Valvonauta” e “Ovunque” sembrerebbero pura archeologia visti i tempi frenetici ai quali siamo abituati, tuttavia lì dentro non conta nulla e annullare varie coordinate fa parte del gioco.
foto Margherita CaprilliCantare senza chiedersi tante cose è la soluzione migliore, la ricca distanza generazionale stipata all’Estragon non è una creazione delle grandi etichette discografiche. “Luna” c’è e risalire con i grandi classici permette gioie indimenticabili in qualsiasi giorno, martedì o sabato non fa differenza. Poi dappertutto sono disseminati i brani più recenti, dove tra forza (chitarra) e divertente quasi quiete (tastiere) si anima un mondo in evoluzione costante. Dispiacersi del vigore passato è impossibile dal vivo, la forza bruta si è trasformata in consapevolezza e padronanza di infiniti mezzi. Le traiettorie possibili non sono più ridotte e si disperdono nell’aria su vie un tempo inconcepibili. “Ho una fissa”, “Sci Desertico”, “Un po’ esageri”, “Contro la Ragione”, “Funeralus”, “Nevischio” ecc. ecc. sono già storia. Non è eccessivo parlare così, perchè i Verdena sono davvero la storia del rock alternative italiano. Cosa puoi aspettarti? Le solite cose: la gioia dei giorni precedenti, la sensazione di sentirsi a casa durante il concerto e la voglia di rivederli appena chiuse le due ore. Tappeti sintetici, esperimenti distorti e via dicendo sono gli ingredienti in più del piatto, una pietanza che non provoca mai indigestione.
Il sold out non può essere l’unico criterio di valutazione, quello doppio realizzato dallo Stato Sociale lo dimostra. Le scalette sono dappertutto, le sapete già . Le foto sono di livello e dunque non mie, ma della bravissima Margherita Caprilli.
Scrivere senza nessuna citazione è possibile, che fatica.
Credit Foto: Carlo Polisano from Milano, Italia / CC BY-SA