Pare quasi che a Fin Greenall e ai suoi fidati compari Guy Whittaker e Tim Thornton la libertà di avere una propria etichetta (la R’COUP’D, comunque costola della Ninja Tune) abbia fatto tornare voglie elettroniche che sembravano oramai sopite da anni: così, dopo il recente “Hard Believer”, arriva il suo contraltare digitale, “Horizontalism”. Un disco che nasce come raccolta di rework e remix, ma che brilla di luce propria, considerato peraltro che i due punti più deboli sono gli inediti “Fall Into Ligh” e “Suffering Is the Art of Love”, non brutti certamente, ma fuori contesto sì, privi di quella tensione tra acustico ed elettronico che caratterizza gli altri brani.
Uno scontro, quello tra le due anime dell’opera, che si rivela nei momenti migliori, come la lunga cavalcata industriale di “Pilgrim (Moda2320)” o una “Shakespeare (Nachbarn39)” che ricorda il Craig Armstrong più trip-hop; il resto dell’opera non si eleva altrettanto, ma offre ottimi scorci dub, neppure così algidi come si potrebbe pensare.
è un piacere scoprire un aspetto della musica di Fink, ma poco importa dove scelga di muoversi il musicista inglese, perchè è sempre un bellissimo ascoltare.