Il disco d’esordio per una band è sempre qualcosa di potente, pericoloso, rovente, allo stesso tempo è qualcosa che ti sconvolge in una misura che non si può spiegare a parole. Indipendentemente dalle prime volte passate.
Ed è così che immagino i Nothing For Breakfast che messo alle spalle un ottimo inizio con l’omonimo EP uscito l’anno scorso, esordiscono con il botto con in mano un bel discone che scotta, il disco “Place”. “Place” è un disco pieno di energia, che non suona per niente italiano e che coinvolge per l’elettricità degli arrangiamenti, per la grinta vocale e per la discreta qualità delle canzoni. La chitarrona in stile “The Edge” e una bella batteria d’impatto del pezzo d’apertura “Desert Sun” ci disegnano un pò l’intenzione, filo conduttore dell’intero “Place”: L’energia, un sound bello corposo con momenti di pausa, di raccolta che sono davvero uno degli aspetti più interessanti dell’intero lavoro. Lampi di Local Natives, OK GO, Muse, Thirty Second to Mars, e quella psichedelia che abbiamo tanto apprezzato nei Mercury Rev, si possono piacevolmente incontrare durante la tracklist. “Place” è un disco indie rock che abbraccia intelligentemente una scena musicale lunga vent’anni che va dai fine anni ’90 per arrivare a oggi dove sappiamo che molte band non disdegnano il pop nelle melodie, che risultano immediate e orecchiabili (non è peccato). Un esempio è il coraggio di proporre una delicata ballad come “Little King” che aspira ad essere una delle migliori del disco.
Il singolo “Castles Fall” è davvero un pezzo incredibile. Inteso, forte, romantico, sibillino.
Magari qualcuno storcerà il naso perchè rispetto all’EP i NFB sembrano aver perso un pò l’orientamento, la bussola rispetto al sound e lo stile che avevano proposto e vi posso assicurare che è stata l’impressione che ho avuto anch’io all’inizio. Ma del resto i dischi vanno ascoltati e riascoltati. Perchè solo scavando nei pezzi si possono incontrare le idee, le pensate, le chitarre, il basso e i disegni della batteria. Qua si parla di una band che suona e lo fa benissimo. Però proprio perchè lo fa benissimo deve stare attenta a non esagerare in manierismi e forzature nel sound e negli arrangiamenti. Come un calciatore supertecnico che fa solo pezzi dimenticando l’essenza.
Nel frattempo mi vado a riascoltare “Castles Fall”.