Un’opera dai colori sanguigni, dove l’irrazionalità e l’eccesso dominano le trame di un film a metà tra il noir e il melodramma con una superba Gene Tierney, icona quasi pittorica della femme fatale soprattutto se pensiamo alla sua interpretazione in “Vertigine” (“Laura”, 1944) di Otto Preminger.
“Femmina Folle” (titolo italiano un po’ più rigido rispetto all’originale “Leave Her to Heaven”) è un dramma di passione, gelosia e crudeltà . Il giovane scrittore Richard Harland (Cornel Wilde) incontra un’affascinante donna sul treno, Ellen Berent (Gene Tierney), i due si innamorano in fretta ed Ellen, impulsiva e passionale, lascia immediatamente il suo fidanzato (Vincent Price) per sposare Richard. Il suo amore per lo scrittore si fa mano mano più forte ed ossessivo, Ellen, legatissima a suo padre ormai morto da qualche tempo, rivede nel suo uomo le fattezze paterne e l’amore torna ad essere disturbato e morboso. John M. Stahl, un maestro del melodramma, costruisce un’opera che si fa sempre più delirante, proprio come la sua protagonista. Il rosso delle labbra della Tierney, onnipresente quasi a simboleggiare la costante passione sfrenata e maniacale, si contrappone ai suoi occhi meravigliosamente glaciali, tutto messo in risalto dalla magistrale fotografia di Leon Shamroy che gli valse un Oscar.
La possessività e la gelosia patologica di Ellen per Richard la portano ad allontanare qualsiasi persona dal loro nido d’amore, ognuno diventa un rivale, una minaccia, anche la famiglia, la madre e la sorella adottiva Ruth, capiscono di non essere ben accette a casa Harland. La sua follia, infatti, la porterà a compiere atti sempre più crudeli come lasciar annegare il fratellino invalido di Richard, al quale lo scrittore era molto legato. La donna lo guarda morire senza scrupoli, si è finalmente liberata di una presenza che poteva mettersi tra lei e il suo amato. Ma una delle scene più forti di tutto il film è sicuramente l’aborto volontario che la donna si procura. Dopo la morte del ragazzo, per ricominciare la coppia decide di avere un figlio. Nei primi mesi di gravidanza la follia di Ellen torna a prendere il sopravvento: la donna vuole possedere completamente suo marito e un figlio potrebbe rappresentare qualcuno di troppo. Accecata da questa paura si lascia cadere dalle scale provocando così la morte del bimbo che porta in grembo.
“Femmina Folle” è un dramma moderno e feroce, dominato dalla dinamica dell’eccesso, come nei film di un altro maestro del melodramma, Douglas Sirk. Tutto è esasperato: l’amore, la gelosia, l’attaccamento, ma dietro ai colori intensi, un’atmosfera tetra e mortifera resta costante per tutto il film. L’apice di questo eccesso infatti si raggiunge nell’ultima parte, quando la protagonista si suicida come atto finale di perversione e vendetta. La donna architetta un machiavellico stratagemma per far ricadere la colpa su Ruth che intanto si era avvicinata a Richard. Rinuncia alla sua vita pur di non permettere all’uomo che ama ossessivamente di avere un’altra donna, persino quando la sua morte. Ancora una volta l’eccessiva irrazionalità tesse le trame di questo dramma. La figura di femme fatale di “Femmina Folle” si oppone per certi versi a quello delle donne del noir: Ellen non è libera, emancipata e refrattaria ai valori convenzionali del matrimonio. propende più per “amare troppo” ed avere un rapporto asfissiante con suo marito. Il suo essere fatale si riferisce piuttosto alla sua efferatezza e alla figura cupa e mortifera che incarna. Non viene punita, anzi, si autopunisce pur di raggiungere il suo macabro obiettivo. Stahl ci regala un melodramma gelido e folle e Gene Tierney una performance straordinaria. La vita dell’attrice purtroppo ebbe un’analogia con questo film, dopo la morte della figlia cadde in una terribile depressione che dovette combattere per anni. Tra le sue interpretazioni migliori ricordiamo anche l’eterea dolcezza della protagonista del film di Joseph L. Mankiewiecz “Il fantasma e la signora Muir”. Per sempre vertigine di bellezza e fascino.
La donna del ritratto: Here she comes / You better watch your step /She’s going to break your heart in two it’s true / It’s not hard to realize.
Rubrica mensile dedicata alle figure paradigmatiche della femme fatale all’interno di opere cinematografiche memorabili che più rappresentano questa figura misteriosa e affascinante.