Ci sono personaggi che ormai fanno parte della nostra cultura, che vengono usati nel linguaggio comune come se fossero realmente esistiti. Uno di questi senza dubbio è Indiana Jones, interpretato da Harrison Ford, nato da un’idea di George Lucas e diventato famoso grazie ai quattro film diretti da Steven Spielberg, numero che tra l’altro sembra destinato a crescere. Il regista è sicuramente uno dei cineasti più popolari del Mondo, vincitore di due premi oscar come miglior regia, per “Schindler’s List” e “Salvate il soldato Ryan”.
Uno dei primi registi a creare successi commerciali non disprezzati dalla critica. Ha diretto film leggendari come “Lo squalo”, “E.T. l’extra-terrestre” e “Jurassic Park”. In carriera vanta commedie brillanti a film di denuncia sociale. Un regista capace di emozionare e spaventare, di tenere lo spettatore incollato allo schermo e creare sempre la tensione giusta. La sua più grande capacità registica è la semplicità , quella che mette in scena con abilità e che permette un’immediatezza molto apprezzata dal pubblico.
Fra tutti i suoi lavori, tra i suoi molti capolavori spicca sicuramente il personaggio di Indiana Jones. Un professore di archeologia che sin dalla sua prima apparizione nel film I predatori dell’arca perduta ci fa rendere conto che quello che vediamo è lontano anni luce dagli stereotipi di uomo di cultura a cui siamo abituati. Lui sa passare con nonchalance dai gessetti alla frusta, da una lezione in aula a un tempio immerso nella giungla, da un look da insegnante universitario con occhiali connessi ad una giacca di pelle con in testa un Fedora, sa rendere cool persino il borsello, non ha paura di picchiarsi sopra un carrarmato in movimento ma ha una terribile fobia per i serpenti, è un eroe pur non essendo un supereroe, odia i nazisti e ama le donne, conosce lingue antiche e moderne. Un personaggio a tutto tondo che è incarnato perfettamente dall’attore che lo interpreta. La sua prima apparizione è datata 1981, I predatori dell’arca perduta si apre con una parentesi avventurosa in Perù, siamo nel 1936, dove il dottor Jones dovrà superare molti trabocchetti e ostacoli, essere inseguito da una sfera di pietra enorme che vorrebbe schiacciarlo e anche da Indios inferociti per ritrovare un antico idolo della fertilità che, però, gli viene sottratto dal suo più grande rivale. Lo troviamo subito dopo all’Università di Princeton che terrà una lezione col piglio del professore che fa impazzire le alunne. Ma per Indiana Jones quella tranquillità non può durare a lungo ed infatti riceve la visita di due agenti dell’Intelligence, che raccontano che i nazisti sono ad un passo dal recuperare la mitica Arca dell’Alleanza, contenente frammenti delle tavole dei dieci comandamenti dettati da Dio a Mosè. Entrano in campo i veri cattivi che saranno presenti in tutti i primi tre film, i nazisti. Indiana Jones diventerà per loro una vera e propria spina nel fianco, un lupo solitario che li odia a morte e farà di tutto per distruggere i loro piani malvagi. Nasce così la prima grande avventura del Dottor Jones che lo porterà prima in Nepal, dove incontrerà quella che diventerà la sua compagna d’avventura, la tosta Marion, interpretata da Karen Jane Allen, e con cui, ovviamente, in passato ha avuto una relazione finita in malo modo, e poi in Egitto dove si snoda la storia. Qui tra scavi archeologici, serpenti, nazisti sadici e inseguimenti rocamboleschi apparirà finalmente la famosa Arca che si rivelerà l’arma che aiuterà a far sopravvivere i nostri eroi facendo morire orribilmente i cattivi per poi finire in una cassa anonima in un immenso magazzino.
Il film è un cult, così come il suo personaggio e c’è una scena che è forse una delle migliori della storia del cinema per semplicità , divertimento e caratterizzazione del personaggio. Indiana Jones si trova di fronte ad un guerriero egiziano intenzionato ad ucciderlo ma prima di farlo dimostra tutta la sua abilità con la sciabola, la fa roteare come se fosse una sorta di giocoliere, urla, è sicuro di se. Harrison Ford lo guarda un po’ annoiato, estrae la sua revolver e gli spara uccidendolo e pone fine a quello spettacolo. Sono nate anche molte leggende intorno a questa scena, resta il fatto che Steven Spielberg ha avuto un colpo di genio trasformando pochi secondi di film in una leggenda.
EXTRA SHOT: Il talento di un regista raccontato attraverso un film che lo rappresenta e attraverso quei piccoli colpi di genio che lo rendono un cult.