Un quasi quaranta minuti di “pulizia a fondo” in un’unica traccia che interessa concezioni, esperimenti visionari, rumori ambientali, e tutto con una innocua lavatrice Whirpool nell’atto di espletare il suo dovere casalingo nello scantinato di casa Martin Schmidt e Drew Daniel a Baltimora, E’ “Ultimate Care II”, il nuovo delirio degli americani Matmos che, insieme a Jason Willett (Half Japanese), Duncan Moore (Needle Gun) e Dan Deacon, Max Eilbacher (Horse Lord), mettono in scena un trip dadaista, una performance metedrinica quanto ambiziosa che registra interamente il ciclo di lavaggio di quella lavatrice, i suoi clangori, le artriti dei meccanismi, il ballonzolare delle cinghie di trasmissione e gli affanni ritmici del cestello fino alla centrifuga liberatoria da sporco ed eccessi di sciacqui misti.
Tutto è stato campionato mesi su mesi, un certosino lavoro di microfoni, digitalizzazioni, campionamenti e quant’altro avrebbe potuto ( e lo fa) rendere appieno l’idea di una macchina parlante ““ a suo modo ““ che si giostra al servizio dell’umano desiderio di lindezza.
In poche parole una sonorizzazione legata allo studio dell’ecologia acustica sospesa nel vuoto onirico, lì dove l’irrealtà reale si concretizza tramite, attraverso il flusso invisibile della melodia meccanica. Interessante.