Quale che sia l’opinione, sicuramente positiva da parte del sottoscritto, che si ha nei confronti di Kanye West non si può negargli il merito di aver saputo conciliare nei suoi lavori esperienza e bravura come beat-maker, personalità (attraverso anche dispersive e discutibili mosse commerciali) e spiccatissimo gusto pop. Una scelta simile muove le intenzioni di Lushlife, con la differenza che il mix del giovane newyorchese di origini indiane (diplomatosi al conservatorio) si rivolge oltrechè all’hip-hop tanto al grande pop anni ’60 (l’esempio, appropriato, sono sicuramente i Beach Boys di cui il nostro aveva fuso “Pet Sounds” insieme all’esordio di, appunto, Kanye West in pieno stile mash-up) quanto a certo indie.
Giunto ora al secondo disco dopo un esordio passato pressochè inosservato (giusto in Giappone raccolse qualche successo) perfeziona la sua formula e approda presso la valente Rapster: gli ingredienti provengono da tutti i campi frequentati dal nostro durante i suoi trascorsi, si passa così dalle atmosfere sixties pop (ne sono esempio le tre parti di “Meridian Sound”, capaci di mixare con ottimi risultati orchestrazione di ampio respiro, riverberi, coretti ed interventi vocali decisamente rap), al gusto per i beat jazzati e soulful dello scomparso Dilla, attraversando momenti più vicini al classico rap made in New York. è lo stesso Lushlife infatti ad affermare che il disco che gli ha cambiato la vita è “Illmatic” di Nas, peccato che caschi proprio sul versante dove colui cui s’ispira non ha (quasi) mai toppato, il flow: è monotono e poco ispirato quello di Lushlife che, pur accordandosi sulle stesse atmosfere solari e leggere del sound, non riesce a coinvolgere; è dunque con sollievo che si ascolta “Another Word For Paradise” in cui il microfono viene condiviso con Camp Lo, nonostante altrove le basi siano anche meglio (su tutte “Until The Sun Dies” oppure “In Soft Focus”).
Quindi promuoviamo questo “Cassette City” di Lushlife, ma con molte riserve che speriamo il prossimo lavoro faccia svanire: sarebbe innanzitutto auspicabile un ricorso maggiore verso ospiti capaci (e pensare tutte le volte, in campo hip-hop, che ci siamo augurati il contrario) lasciando per se stessi il lavoro sulle basi dove ha già dimostrato di saperci fare.
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2. Daylight Into Me
3. The Kindness
4. Meridian Sound (Part One)
5. Another Word For Paradise
6. Until the Sun Dies
7. The Songbird Athletic
8. Meridian Sound (Part Two)
9. In Soft Focus
10. The Fall of the Light Brigade
11. Innocence Reprise
12. Bottle Rocket
13. Meridian Sound (Part Three)