Ci sono concerti il cui ricordo resta vivo probabilmente tutta la vita, e questo è uno di quelli. Quando le ore che hai aspettato, tra la coda e il pre-concerto, la ressa per comprare il costoso biglietto prima che finisse (avendo peraltro un posto al limite della decenza), rendono comunque indimenticabile una giornata, siete al concerto dei Coldplay.
Verso le 19.00 inizia lo show con i Ministri, primi supporters della band inglese. I tre giovani milanesi propongono un set di 25 minuti circa, con una selezione di canzoni sulle quali spicca “La Piazza” (la migliore del loro repertorio) e “Non Mi Conviene Puntare In Alto”, inaspettata ad un concerto del genere. L’esecuzione è stata sopra la media, soprattutto per il batterista, ma sofferta, complice l’assenza più totale di tecnica alla voce di Divi e un fonico veramente indecente. La vera sorpresa è la reazione della folla, che applaude e intona qualche lieve bevo, bevo, bevo sul ritornello del loro ultimo singolo, appunto, “Bevo”.
Seguono i White Lies, giovane promessa del panorama indie londinese. Anche il loro set è piuttosto breve ma intenso. Tra i singoli “Death” e “To Lose My Life”, inseriscono anche due ottime “Farewell to the Fairground” (probabilmente la migliore della scaletta) e una timida “Taxidermy”, comunque ben riuscita. Tecnicamente ottimi (tranne un piccolo rallentamento improvviso del batterista che, diciamocelo, si sopporta senza problemi) ed accolti in maniera molto calorosa dalla folla che alle 20.00 è ormai numerosissima. Unico difetto: due parole oltre ai thank you le potevano anche dire.
Alle 21.05 con pochi minuti di ritardo arrivano Chris Martin e soci. Lo stadio è gremito (40.000 persone circa) ed esplode con “Life In Technicolor”, seguita da una corale “Violet Hill” e dalle perle “Clocks” e “In My Place”, dando inizio a una vera e propria festa che tiene in piedi anche tutti gli spettatori sugli spalti. La scaletta prosegue con praticamente tutti i brani dell’ultimo disco, qualche accenno a “Prospekts March EP” e alcune sorprese: il set acustico sul palchetto a centro stadio, con l’inedito “Death Will Never Conquer” cantato dal batterista ed una sentita cover di “Billie Jean” del compianto Michael Jackson. “Fix You”, “The Scientist” e “Viva La Vida”, le più apprezzate dal pubblico, fanno dimenticare l’assenza di “Trouble” e “Speed of Sound”, che alcuni avrebbero voluto sentire. Le parole di “Life In Technicolor II”, accompagnate nell’ultimo ritornello da fuochi d’artificio, concludono un ottimo set di 105 minuti circa.
Tecnicamente la band è eccelsa, e non è una novità . Chris nonostante alcuni problemi alla gola che svela verso la fine canta perfettamente, sbagliando veramente poco. Risalta particolarmente la precisione di tutti gli strumentisti, compreso il frontman al piano. Notevole anche la presenza scenica e le trovate come i coriandoli in “Lovers in Japan” e i palloni gialli in “Yellow”, ma tutto questo i fan se lo aspettavano. Il coinvolgimento di tutti i presenti rende la performance più che perfetta, sopra ogni aspettativa, e non è troppo dire che una volta nella vita i Coldplay VANNO visti. Un grazie ai Ministri e ai White Lies, qualche battutina alla “‘inglese che vuole parlare l’italiano’ e Martin e soci volano verso la data successiva. Imperdibile.
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