Quando si tratta di musica, prolificità e qualità non sempre vanno a braccetto: ne sanno qualcosa gli statunitensi White Hills, duo psych-rock di New York formatosi a metà anni 2000 e con all’attivo già una ventina di pubblicazioni tra lavori in studio, live, EP e split. Nelle uscite più recenti ““ “So You Are”…So You’ll Be” del 2013 e “Walks For Motorists” del 2015 ““ sono emersi chiaramente i primi segni di una preoccupante flessione creativa, certificata dalla presenza di troppi brani noiosamente ripetitivi e dall’incapacità di distaccarsi da certi stilemi triti e ritriti del genere.
Di questa crisi di idee devono essersene resi conto gli stessi Dave W. (chitarra e voce) ed Ego Sensation (basso e voce) visto che, per il nuovo “Stop Mute Defeat”, hanno deciso di dare una svolta non di poco conto alla loro proposta musicale. Affiancati da Martin Bisi (Brian Eno, Sonic Youth) in fase di missaggio, i White Hills si allontanano decisamente dal garage/space rock con il quale si sono fatti conoscere nel corso degli anni per approdare in territori più elettronici e new wave, preservando tuttavia la forte matrice psichedelica.
Un cambio di stile innescato da un diverso e particolare tipo di approccio in fase compositiva. A detta della stessa band, infatti, le canzoni sono state realizzate seguendo strutture simili a quelle dell’hip hop, nel tentativo di trasporre in musica la tecnica letteraria del cut-up resa celebre dallo scrittore americano William S. Burroughs, uno dei massimi esponenti della Beat Generation: suoni di chitarra, basso e voci vengono scomposti e riassemblati tra loop e sample; la batteria viene totalmente sostituita da una drum machine fredda e minimale. Non più la colonna sonora per un trip lisergico quindi, bensì il sottofondo notturno alla discesa negli inferi dell’Interzona burroughsiana descritta nel romanzo “Pasto Nudo” (1959).
Tracce del recente passato stoner e garage affiorano solamente nel singolo “Attack Mode”; nelle restanti sette tracce, i White Hills si muovono tra i beat industrial della gelida “Importance 101” e dell’ossessiva “If”…1″…2” (che devono più di qualche spunto ai Throbbing Gristle di Genesis P-Orridge) e nenie new wave come “Overlord” e “Entertainer” (brano che potrebbe benissimo essere un outtake di “1.Outside”, il capolavoro art-rock di David Bowie uscito nel 1995).
La psichedelia di “A Trick of the Mind” fa da contraltare al post-punk cupo e “bauhausiano” di “Sugar Hill”, mentre la conclusiva title track è un interessante quanto inedito esperimento elettronico che riprende gli elementi migliori dal ricco repertorio di pezzi da novanta come Chemical Brothers, The Prodigy e i Primal Scream di “XTRMNTR” (2000).
“Stop Mute Defeat” è il rischio che i White Hills avevano bisogno di correre dopo l’impasse degli ultimi anni. Il particolare metodo di lavoro adottato per la sua realizzazione ha aiutato la band a ritrovare la propria strada e dato linfa vitale alle nuove canzoni; nonostante questo, però, troppo spesso aleggia lo spettro della noia e della ripetitività già presente nel recente passato, amplificato da un citazionismo palese e a tratti eccessivo. Quello che resta è un buon disco ““ non adatto a tutti, come d’altronde lo erano anche i precedenti lavori del duo newyorkese ““ coraggioso ma ancora un po’ acerbo.