Il prologo ci conduce nel 1954 a Lexington, Massachusetts. In una scuola elementare, i bambini sono invitati ad immaginare il futuro e disegnarlo; i loro lavori vengono inseriti in una capsula del tempo, dove rimarranno sepolti per 50 anni prima che il contenitore venga nuovamente aperto. La piccola Lucinda (Lara Robinson) scrive sul suo foglio una serie di numeri, suggeriti da strane persone che le bisbigliano quella sequenza nella sua mente.
Nel 2009 la capsula viene disseppellita ed ogni studente riceve uno dei disegni contenuti al suo interno. Il piccolo Caleb Koestler (Chandler Canterbury) riceve la sequenza numerata di Lucinda, e da quel momento anche lui inizia a sentire e vedere gli uomini che bisbigliano.
John (Nicolas Cage), il padre di Caleb, è un professore di astrofisica rimasto vedovo ed iperprotettivo nei confronti del figlio: dopo aver visionato il foglio che gli è toccato, si accorge che la sequenza numerica indica perfettamente, in ordine cronologico, le maggiori sciagure che si sono verificate negli ultimi 50 anni con il corrispettivo numero di deceduti, ma dal foglio risulta che altri 3 disastri devono ancora verificarsi.
Alex Proyas, regista di culto grazie al suo film d’esordio “Il Corvo” e a “Dark City”, torna a dirigere una pellicola di fantascienza ad alto budget dopo “Io, Robot” con Will Smith, tratto da uno dei libri di Asimov.
Questa volta, ha per le mani una sceneggiatura originale, sviluppata dopo un lavoro durato ben otto anni da Ryan Douglas Pearson (“Codice Mercury”), e il risultato è un action-thriller adrenalinico ed ansiogeno, che passa per il genere sci-fi e flirta con quello catastrofico, per sfociare infine nella metafisica dal sapore new age. Ed è tutto qui il limite del film, nell’ambizione di realizzare una commistione di varie anime non sempre bilanciate a dovere: altrimenti, la tensione e la profondità delle immagini sono magistralmente coordinate da Proyas, che ancora una volta dimostra il suo talento visivo, che gli permette di sfruttare tutte le potenzialità della nuova RedOne, la miglior camera a mano digitale disponibile al momento, e di dare ampio sfogo al suo estro. In particolare, da il suo meglio nelle scene dei disastri (la parte in piano sequenza dello schianto aereo è da antologia), componendo le immagini chirurgicamente e riuscendo a tenere sempre ben teso il filo narrativo e le atmosfere, rese incisive anche grazie all’ottima colonna sonora di Marco Beltrami.
Nicolas Cage si trova a suo agio in questo sfarzoso thriller apocalittico, in cui può sfoggiare la sua ben nota espressività caratteristica, con cui può guadagnarsi senza infamia e senza lode la sua pagnotta, e con cui torna finalmente a convincere, dopo una serie di pellicole poco riuscite.
“Segnali Dal Futuro” non è di certo un capolavoro: nonostante sia alle prese con un blockbuster, Proyas riesce comunque ad imporre il suo stile per buona parte del film. Ovviamente, ci sono delle immancabili cadute in alcune parti, dovute probabilmente all’ingerenza degli studios per accontentare l’appetito del grande pubblico: rimane così un ottimo prodotto commerciale, che non rinuncia ad indurre alla riflessione, abbinata a quella spettacolarizzazione che esige ogni popcorn movie che si rispetti.