La parola homogenic non esiste nel dizionario della lingua inglese. Björk l’ha inventata, inconsapevolmente.
Ammetterà in un’intervista di aver scelto quel termine, pescato chissà dove, perchè adatto ad esprimere il concetto di ritorno alle origine al quale il disco si ispirava, aggiungendo, nel tentativo di giustificare la particolare trovata linguistica, Don’t blame me, I’m just an idiot foreigner.
Questo anedotto legato al titolo offre, a mio avviso, una delle migliori chiavi di lettura di “Homogenic” e del periodo che la sua autrice stava attraversando.
La metà dei ’90 sono anni turbolenti. La doppietta “Debut” e “Post” impone Björk come ‘fenomeno’ del momento, per la scena underground è la nuova eroina mentre per quella mainstream un nome da seguire con particolare attenzione (scriverà proprio in quel periodo “Bedtime Story” per Madonna).
Il trasferimento dalla pacifica Islanda alla caotica Londra provoca però l’ impatto che lascia i segni: i gala, i premi, i riflettori ma anche i party, il frastuono, le relazioni sentimentali complicate con Tricky e Goldie e il clamore che sempre ne segue.
Facile immaginarsi quindi Björk vagare cartina alla mano per la City alla ricerca di non sa nemmeno lei bene cosa sentendosi appunto an idiot foreigner.
La situazione precipita poi nel settembre del 1996 con la vicenda dello stalker, fan ossessionato, che prima le fa recapitare a casa una bomba e poi si suicida in diretta video.
Björk crolla e insieme al sua stabiità psico-fisica si sfalda quel mondo che aveva, anche involontariamente, abbracciato non appena abbandonata la sua isola.
Sottraendosi allo stereotipo scontato e così brutalmente affascinante del grande talento sopraffatto dalle luci della ribalta, Björk raccoglie i pezzi infranti, rimette tutto in discussione e pianifica il salvifico ritorno a casa.
L’Islanda diventa così luogo di rinascita e poco importa se il disco sia stato interamente composto a Londra e registrato in Spagna, impossibile ascoltare “Homogenic” senza fantasticare di quei paesaggi nati da eterni contrasti, immobili e pacifici ma in costante balia di forze naturali incontrollabili (Michel Gondry nel video ufficiale di “Joga” rende perfettamente l’idea).
Merito di queste suggestioni va alla produzione affidata a quanto di meglio potesse offrire l’allora scena elettronica britannica. Markus Dravs, Howie B, Guy Sigsworth e soprattutto Mark Bell (il compianto fondatore degli LFO da qui in poi a lungo collaboratore dell’islandese sarà il più presente in cabina di regia) innalzano un impianto sonoro dove gli opposti, drum machine e quartetti d’archi arrangiati dal compositore brasiliano Eumir Deodato, si fondono per assecondare voce e tormenti emotivi.
Da parte sua Björk conferisce cuore ed emozioni a questo algido universo sonoro con una scrittura affrontata, per sua stessa ammissione, come una terapia. Dai travagliati anni di residenza londinese emerge un essere umano, ancor prima che un’artista, bisognoso di aiuto ma al tempo stesso consapevole dei propri limiti e degli errori commessi che intravede come unica cura possibile il ricongiungimento con le proprie radici.
In “Homogenic” la ragazza islandese accetta le esperienze vissute, anche se negative, come dolorosi ma inevitabili processi di crescita (“Hunter”), analizza turbolenti relazioni sentimentali e le scelte sbagliate che le hanno determinate (in “Immature “, “5 Years” devo essere fischiate le orecchie sia a Tricky che Goldie), cerca conforto nell’amica di una vita (“Joga”), reagisce e si propone al futuro con rinnovato ottimismo (“Unravel” e “All Is Full Of Love” posizionata non a caso in chiusura).
“Homogenic” fonde sperimentazione e rigore classico, sonorità cerebrali ed elementi emotivi, spiazzava vent’anni fa e suona incredibilmente “‘nuovo’ ancora oggi, è disco fondamentale nell’evoluzione dell’elettronica moderna e passaggio imprescindibile per capire l’artista che da questa rinascita, e dalla sua Islanda, partirà nuovamente per diventare, nel giro di pochi anni, protagonista più consapevole della scena pop e alternative.
BJORK ““ “HOMOGENIC”³
Data di pubblicazione: 22 settembre 1997
Tracce: 11
Durata: 38:37
Etichetta: One Little Indian
Produttori: Björk, Mark Bell, Guy Sigsworth, Howie B, Markus Dravs
Tracklist:
1. Hunter
2. Jóga
3. Unravel
4. Bachelorette
5. All Neon Like
6. 5 Years
7. Immature
8. Alarm Call
9. Pluto
10. All Is Full of Love