Mauro Ermanno Giovanardi, in arte Gio’, ex frontman degli storici La Crus, torna a farsi sentire, dopo un paio di anni e dopo la vittoria al premio Tenco con il celebrato (giustamente) “Il mio stile”.
Gio’ ritorna quindi e lo fa a modo suo, con un disco di cover ma non a 360 gradi, come accadde per “Crocevia”, quarto disco appunto dei La Crus, ma con un dogma ben preciso, ovvero solo brani della magnifica decade dei ’90. Bisogna essere sinceri, non ha fatto fatica a scegliere canzoni straordinarie ed evergreen, tanto per pescare a caso e fare qualche citazione doverosa, si passa da la bellissima “Huomini” (promossa da un video geniale con Edda, che non fa il prevedibile feat, ma che partecipa come attore) alla sognante “Baby Dull” che si tinge quasi di pop/blues (dimensione che si ritrova comunque spesso nel disco), arrivando alle hit “Non è per Sempre” degli Afterhours e “Lieve” dei Marlene, tutte canzoni in stato di grazia che, ancora oggi, si mangiano tranquillamente le nuove produzioni (altro che Giornalisti).
Può sembrare un’operazione nostalgia paga bollette, in realtà ne viene fuori un album convinto, originale e indiscutibilmente bello, in cui le passioni musicali del Nostro emergono, diventando nuove chiavi di lettura per i brani che fanno parte del disco, che comunque brillano per eterogeneità , facendo si che il buon Mauro sappia misurarsi anche in terreni che potrebbero non essere facili per lui, ma dai quali esce pienamente vincitore. Giovanardi è uno dei pochi in grado di reggere il confronto con questi brani: una voce con grande personalità (calda, piena, avvolgente e magica) e con il solito carisma, necessario, c’è da dire, per riproporre nel modo migliore certi brani senza andare fuori registro. Che altro aggiungere se non procuratevi “La mia generazione”, uno di quei dischi che solo guardando tracklist e autore, beh, è in grado di “autorecensirsi”.