I clown sono assolutamente inquietanti, siete d’accordo? Detto ciò, facendomi molta forza, sono riuscita a vedere l’anteprima di IT e devo dire che ne è davvero valsa la pena.
La nuova versione cinematografica di “IT”, romanzo horror pubblicato nel 1986 e ritenuto il capolavoro di Stephen King, è riuscita a ricreare un’atmosfera più simile al libro, rispetto alla vecchia mini serie in due puntate per la tv del 1990.
Sono trascorsi 27 anni da allora, proprio come quelli che passano a Derry tra una calamità e l’altra, quando l’antico mutaforma mascherato da clown si risveglia per cibarsi di paura e giovani vittime.
A differenza del romanzo di King e della serie tv del ’90, la sceneggiatura di Chase Palmer, Cary Fukunaga e Gary Dauberman non salta avanti e indietro nel tempo ma ruota attorno al periodo del 1988-89 quando i protagonisti sono ancora adolescenti. La scelta di spostarsi dagli anni ’50 descritti nel libro agli anni ’80 del film, nasce da una questione generazionale, essendo gli anni dell’adolescenza di chi ha sceneggiato il film.
La storia molti già la conoscono, grazie al romanzo o appunto al film tv. Qui ci viene nuovamente presentata la città di Derry, un posto non di certo idilliaco, dove incontriamo sette ragazzini che si autodefiniscono “Il Club dei Perdenti”, perchè considerati dai loro coetanei degli sfigati e quindi sempre vittime di bullismo. è qui che, nell’estate del 1988, quando una misteriosa e temibile forza si manifesterà terrorizzando l’intera cittadina, i ragazzi si uniranno per cercare di combattere questa entità , combattendo con i loro timori più profondi.
Perchè è grazie all’unione e alla determinazione che il gruppo diventa forte e capace di crescere e affrontare l’orrore.
Dato il formato narrativo presentato nel film, è impossibile non confrontarlo con pellicole dallo stesso taglio, come “The Goonies”, “Stand by Me” o il più recentemente “Stranger Things”.
E proprio come in quelle storie, anche qui, l’anima di tutto è l’alchimia che si crea tra lo spettatore e la gang dei “Losers”.
Anche se la direzione è leggermente diversa, molti elementi vengono cambiati e alcuni completamente stravolti, l’anima del libro è fortemente presente in questo film, ci sono le emozioni legate all’infanzia, all’essere un loser che oltre ad affrontare l’orrore reale intorno a sè deve anche affrontare i propri incubi e un’entità mostruosa ancestrale. Lo spirito dell’opera di King è presente, non c’è dubbio.
Più che spaventare lo spettatore, il film riesce a raccontare una storia interessante e avvincente, un racconto di formazione con personaggi credibili e reali.
Questo avviene grazie anche alla fotografia calda e vintage che avvolge e conduce indietro nel tempo.
Il regista Andy Muschietti ha inoltre intriso di un umorismo inatteso la pellicola, rendendola da un lato paurosa e dall’altro incredibilmente nostalgica con una giustapposizione tra l’orrore “soprannaturale” e l’esperienza “naturale” della crescita. Riuscendo, in un giusto equilibrio tra emozione e paura, a catturare gli aspetti più toccanti dell’amicizia tra i membri del Club.
Perchè nonostante l’orrore descritto, e il rigetto per un certo tipo di umanità che ci viene mostrata, quello che rimane sulla pelle dopo la visone del film è un certo desiderio di tornare indietro, e avere un gruppo di losers con cui vivere spaventose avventure, perchè l’amicizia che lega il gruppo di adolescenti, il loro rapporto e le loro dinamiche conquistano e incantano più di ogni altra cosa.
Il cast infatti è un’altra scelta azzeccata di questo film, un gruppo energico, ognuno con una personalità ben delineata e funzioni ben precise che li rendono completi e tridimensionali.
Inoltre il lavoro di recitazione dei giovani attori è davvero lodevole e si vede che la connessione tra di loro va al di là dello schermo.
Tutto ciò che riguarda il “Club dei Perdenti” funziona alla grande, anche quando calcano un po’ la mano con l’umorismo del personaggio di Richie, semplicemente perchè Finn Wolfhard è perfetto nel suo ruolo.
I giovani protagonisti sono le uniche figure innocenti in un mondo brutto e ostile, dove nessun adulto si salva dalla bruttura del rancore e del disincanto. Quindi risulta praticamente impossibile non empatizzare con loro.
Uno degli elementi che sicuramente colpisce e conquista sono i dialoghi brillanti e l’umorismo inaspettato in una pellicola horror.
I character dei personaggi sono ben delineati, a ciascuno di loro viene dedicato un retroscena che ci spiega l’origine delle loro paure, che li trasformano in prede vulnerabili agli attacchi di Pennywise.
In questa prima parte ““ ricordiamo che il racconto è diviso in due film ““ vengono quindi raccontate le avventure del “Club dei perdenti” e descritti i primi, sconvolgenti contatti con il clown Pennywise; nella seconda parte, prevista per il 2019, scopriremo invece cosa succederà ai ragazzi una volta diventati adulti.