Billy Corgan ha sofferto terribilmente il passaggio al nuovo millennio. Iniziato con lo scioglimento degli Smashing Pumpkins al termine del tour di supporto a “Machina/The Machines of God” nel 2000, è proseguito con l’esperienza fallimentare degli Zwan e un primo album solista (“TheFutureEmbrace” del 2005) del quale probabilmente non è mai stato troppo convinto; esattamente nello stesso giorno della sua uscita, infatti, Corgan annunciava su due giornali di Chicago di avere intenzione di rimettere su la band madre. Una reunion confusa e senza membri originali (a esclusione del batterista Jimmy Chamberlin, coinvolto a fasi alterne) per tre album (“Zeitgeist”, “Oceania” e “Monuments to an Elegy”) decisamente al di sotto degli standard dei veri Smashing Pumpkins, autori di assoluti capolavori dell’alternative rock anni ’90 come “Gish”, “Siamese Dream” e il fortunatissimo doppio “Mellon Collie and the Infinite Sadness”.
Corgan sembra essere cosciente della fase di stallo della sua carriera e con il nuovo “Ogilala”, secondo album solista dal 2005, fa tabula rasa degli ultimi 17 anni e riparte da zero. Sotto la guida del produttore/guru Rick Rubin, il cantante torna al suo nome di battesimo, William Patrick Corgan, e colleziona undici brani in cui dimostra di non aver perso lo smalto del grande autore. Accompagnato solamente da chitarra acustica, pianoforte e quartetto d’archi, Corgan realizza il suo lavoro più intimista ed essenziale, recuperando le atmosfere di alcune delle sue ballate più intense e amate come “Disarm”, “To Forgive” e “For Martha”. L’hard rock inconcludente di “Zeitgeist”, le divagazioni progressive di “Oceania” e lo sterile synthpop di “Monuments to an Elegy” sono ormai alle spalle; il nuovo Billy Corgan preferisce folk (“The Spaniards”, “The Long Goodbye”, “Half-Life Of An Autodidact” e “Antietam”) e piano ballads (“Zowie”, “Aeronaut” e “Mandarynne”) colme di archi, mellotron e richiami alla psichedelia anni ’60, uno dei pochi punti in comune con la produzione più recente degli Smashing Pumpkins.
“Ogilala” non si avvicina neanche lontanamente alle produzioni migliori dell’autore, ma rappresenta una ripartenza necessaria e confortante di una carriera iniziata più di trent’anni fa. L’ormai cinquantenne William Patrick Corgan è pienamente a suo agio in questa nuova dimensione, più matura e rilassata; a riprova di questo c’è la sua eccellente performance dietro al microfono, mai così sicura e piena di sentimento. Per risentirlo alla chitarra elettrica, probabilmente, dovremmo aspettare la prossima reunion degli Smashing Pumpkins, questa volta finalmente in formazione originale. La presenza della chitarra di James Iha nel brano intitolato “Processional” è sicuramente un buon indizio.
Credit Foto: Alpha Pan