Ci sono band che, in concerto, cullano il loro pubblico. Altre ci fanno all’amore, donandosi completamente agli affamati astanti. Ma i Jesus Lizard, oggi finalmente riunitisi dopo i fasti degli anni 90, fanno ancora di più. Loro sono stupratori di cuori, violentatori di cervelli, assassini della bellezza, in nome di una bellezza di un altro tipo, folle, viscida e depravata. Reduci dalle incredibili devastazioni dei festival estivi, i quattro di Chicago giungono finalmente nello Stivale. A Roma l’accoglienza è stata calorosissima. Dentro il Circolo degli Artisti non c’è più posto neanche per uno spillo e tutti fremono per vedere lo show della band.
David Yow è un personaggio tanto ironico quanto temibile, tenebroso e inquietante: biascica parole che si trascinano abuliche dalle caverne dei suoi visceri, si getta semi-nudo sulla folla, in preda a una sorta di estasi mistico-alcolica. Ci sono momenti in cui sembra che si stia per calmare ma poi ricomincia di nuovo a dimenarsi e barcollare nervoso, mentre emette latrati soffocati che gli gonfiano vene del collo e delle tempie. Mai visto un performer dare così tanto durante un concerto. Il suo viso da camionista birraiolo è un maschera grottesca di dolore, eccitazione e divertimento. Sfida il pubblico, lo galvanizza, lo prende per il culo, lo aggredisce. Esilarante la scena in cui, in un momento di stanchezza, il cantante, giusto il tempo di ricaricarsi, si appoggia con una mano sul testone di un addetto della security il quale non fa la minima piega.
Yow continua per tutto il live a dare in pasto il corpo tozzo, abusato e non più tonico alle fauci/falangi di astanti ipnotizzati dalla sua devastante presenza scenica, mentre i suoi compari offrono un altro tipo di spettacolo: essi hanno un attitudine decisamente più sobria (sembrano dei cinici sicari impegnati in una fredda esecuzione), ma questo non ci impedisce di affermare che i tre siano quanto di più potente e compatto si possa ammirare dal vivo. Così, mentre La chitarra-bisturi di Denison intaglia con precisione millimetrica le carni putride della sgraziata creatura jesuslizardiana, il basso schiacciasassi di Sims (il suono era davvero micidiale!) e la batteria del boscaiolo Mcneilly (quelle mani erano accette!) compiono su di essa abusi disumani, di conseguenza dilaniando anche le nostre casse toraciche e i nostri timpani. Gente sotto il palco e band diventano una cosa sola, in un amplesso di furore, gioia, violenza e entertainment.
Il pauroso concerto dei Jesus Lizard ci ha mostrato una band più tosta e concreta di qualsiasi altro gruppo metal o punk. Quella di stasera è stata una tremenda lezione di sano, insano (passatemi il bisticcio di parole!) rock’n’roll che difficilmente dimenticheremo.