I Public Service Broadcasting sono un universo di telecomunicazioni che si racconta con arte, attualità e umiltà sul palco, il loro live a Santeria Social Club è l’esempio lampante di come funzioni la dinamica di un gruppo che ormai ha le sue fondamenta in un’esperienza di live coinvolgente, multimediale e mai scontato.
Giriamoci poco intorno il gruppo dal vivo funziona alla grande e riesce a tenere svegli e attenti stimolando sempre la curiosità dello spettatore, il concerto è un libro aperto sia per chi ama il gruppo da anni ma anche per chi conosce poco del gruppo; il loro live è come un bravissimo professore, riesce a farti appassionare sempre e comunque sia che si parli di aria fritta che di fisica teorica.
C’è un forte ancoraggio al loro ultimo lavoro, “Every Valley”, disco estremamente concentrato su un aspetto come la nostalgia che si trasforma in passione e bisogno di ridare dignità al mondo e al popolo. Anche se il live non manca il sintetizzare le varie anime del gruppo e consegnare ai fan un concerto completo e complesso come la loro discografia, che nonostante sia ancora breve conta su perle rare.
Il concerto è perfettamente legato alla nuova realtà sociale che in questi anni si sta sviluppando nel mondo, si può intuire infatti in ogni passaggio anche la rabbia del gruppo che passa attraverso le immagini di rivolta, protesta ma con un continuo pensiero e slancio alla voglia e al desiderio di speranza, innovazione.
Durante il concerto ho anche ritrovato nelle mie tasche un barretta Galak, questa scoperta inaspettata mi ha fatto appoggiare al muro di Santeria e proprio mentre venivo inebriato dal cioccolato , i Public Service Broadcasting hanno costellato la scaletta con alcuni brani storici, insomma sono stati dieci minuti incredibili. La barretta è finita quando è partita Progress, altro reale motivo di gioia della serata.
Il tempo dopotutto cambia il sapore ma è capace di plasmare nuove emozioni creando nuove storie che meritano di essere raccontate e nonostante sia personalmente attaccato ai Public Service che parlavano della corsa allo spazio, quando un gruppo suona bene e mostra una stabilità sonora, chapeaux.
L’essenza audiovisiva del gruppo è una vera dote innata, non c’è mai un momento di noia, un discorso che suona male nell’intrecciarsi di note o un’immagine che ti rende insoddisfatto. I Public Service Broadcasting dalla loro South London sono capaci, forse tra i pochi al mondo, di rendere un live un mix tra un drive-in, cinema retrò e visita al Kennedy Space Center.
Nota a margine sui Vicowski, duo di apertura italiano che mette al fuoco tanta tanta carne e cucina a colpi di elettro pop tutto il pubblico immergendo tutta la sala, già semi-piena, in perfetto clima Public Service Broadcasting. Le loro atmosfere sono calde, aperte e si distaccano dai drum set e dalle lande tristi dell’indie pop contemporaneo, i ragazzi hanno gioia di stare sul palco, si vede, si sente e si apprezza.
Photo Credit: Martin Schumann / Wikipedia, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons