I’m ringing churchbells churchbells lo dichiara già dal primo singolo estratto dal suo nuovo album il neodevoto Jack Peà±ate, d’aver trovato una nuova fede. E, infatti, quello cui fa pensare è proprio un ringraziamento al Signore. Sì perchè nonostante la giovane età questo è il secondo disco dell’ ex ragazzino-nuova-meteora-indie etichettato subito dalla stampa inglese come il fighetto viziato dalla chitarra facile, anzi facilotta. C’è da dire che a sfavore del suo presunto fighettismo upper-middleclass giocavano dettagli non del tutto trascurabili. Come l’errato momento musicale su cui si affacciava il nostro ciuffo anglo-spagnolo, ovvero la florente esplosione dell’indie spensierato e un po’ tutto molto simile. Oppure il nonno scrittore Mervyn Peake, autore della famosa, soprattutto in patria, saga fantasy ‘gormenghast’.
Ma non tutto il male vien per nuocere. Perchè proprio da queste critiche mosse al suo primo lavoro, ok non proprio memorabile, basato su ritmi in levare divertenti e senza troppe pretese, si è mosso qualcosa dentro Jack. Fondamentalmente ci è rimasto male dall’idea che la critica si è fatta di lui, e da qui la decisione, ben ponderata, di virare completamente verso una svolta totalmente originale. Questo è stato possibile in merito anche alla scelta di un nuovo produttore, Paul Epworth, quello delle cose più convincenti dei Bloc Party, dei Maximo Park, o dei Friendly Fires tanto per citarne solo qualcuno. E dopo un anno di lavoro in studio ecco che ha preso vita “Everithing is New”, album dal titolo quanto mai eloquente. Una sterzata tutta nuova composta di un mix di influenze tanto diverse quanto lontane tra loro, sapientemente amalgamate anche laddove sembrerebbe piuttosto impensabile farne uscire qualcosa di coerente.
Eppure come in ogni grande lavoro che si rispetti, Jack Peà±ate la sua coerenza e la sua impronta la mantiene per tutta la durata delle 9 tracce del disco. E solo immaginare il suo stile nel cantato tipicamente malinconico e british immerso nei riff di chitarra sudamericaneggianti e colmi di atmosfere figlie di riverberi senza risparmio, il tutto sorretto da beat vicini alla dub step è già un impresa per pochi. Figuriamoci se si aggiunge anche una serie di tropicalismi tra i più svariati, trombe, violini e percussioni che danno un’idea di quanto notevole sia il lavoro dietro a questa mescolanza innovativa. Come per esempio nel caso della canzone che dà il titolo all’album, “Everithing is new ” appunto, dove i ritmi sopracitati di bonghi, maracas e tamburi caratterizzano e incastonano perfettamente la chitarra squillante, la voce acuta dall’accento cockney e ci portano diretti sulla spiaggia di Rio a ballare la Samba in mezzo a massive presenze di percussionisti allegri e sorridenti. O ancora nell’afrobeat misto a musica elettronica e che fa venire voglia di muovere il culo (per rimanere in tema di brasiliani) nel singolo “Tonight’s Today”. Questo effetto straniante è tipico di questo lavoro, che ci confonde e ci affascina proprio com’è nei suoi intenti, e del sentimento principale che vuole imprimere alla sua opera, la malinconia positiva di cui tanto parla nei suoi testi. Che trovano suprema manifestazione nel brano “Let’ All Die”. Ebbene sì, un’esortazione provocante, sfrontata,ma anche emblematica della voglia di Jack di esorcizzare qualsiasi paura, e perchè non anche la morte ricamandoci attorno l’ennesimo riff scanzonato e sbeffeggiante con tanto di falsetti e contro cori gospel al ritmo di marcia(gioiosamente funebre).
Ci sono anche delle note dolenti, almeno a parer mio, come lo scimmiottamento dal retrogusto di hip-hop americano nel loop di piano di ” Body Down”, ma molto può dipendere dai gusti personali, vedi lo stesso discorso per la discomusic di “Be the One” che il sottoscritto al primo ascolto lo ha fatto sorridere non poco, ma in fondo gli piace assai. Dunque mai conversione è stata più azzeccata, perchè Peà±ate supera la fatidica prova del secondo disco imprevedibilmente a pieni voti, con una prova matura e adorabilmente Pop. E certo, pensandoci si potrebbe indicare questo come primo vero album e dimenticare i dolori del disco d’esordio “Matinèe” ma ci si perderebbe gran parte della sorpresa, la trasformazione mistica. Perchè non è impossibile fare un buon secondo album, ma è molto più incredibile riuscirci se il primo non lo era.
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2. Be The One
3. Everithing Is New
4. Tonight’sToday
5. So Near
6. Every Glance
7.Give Your Self Away
8. Let’s All Die
9. Body Down