Quando ho pensato di stilare una classifica sui brani più belli e più “must know” degli Afterhours ero molto contento, anche perchè per me e spero per molti, la band milanese è stata un apri pista verso un particolare genere musicale che esce da quel circuito mainstream in cui siamo immersi. Col tempo questa linea divisoria è andata sempre più sbiadendosi ma gli Afterhours hanno mantenuto sempre la loro identità ed il loro peso artistico nel panorama e lo ammetto, scegliere dieci brani è stato così difficile che successivamente i dieci brani sono diventati venti (e molti altri sarebbero dovuti comparire in lista), ergo, questa prima lista racchiude i primi quindici anni circa della band e ve la proponiamo così con la speranza e l’intento di avvicinare sempre più orecchie ad un progetto ambizioso e storico come quello degli Afterhours.
10 – Questo pazzo mondo di tasse
1997, dal disco “Hai paura del buio?”
Un brano poco conosciuto, probabilmente, ai molti ma la sua forma e la sua essenza in sè rispecchia una forma canzone molto particolare, un sound piuttosto diverso da ciò che si potrebbe sentire (e si sentiva) in quel periodo storico (parliamo di “Hai paura del buio ovviamente”). Ho visto questo pezzo grazie ad un esibizione live in cui gli Afterhours ed i Verdena suonarono insieme e da quel momento, “Questo pazzo mondo di tasse” è entrata di diritto tra gli ascolti preferiti delle top songs degli Afterhours.
9 – Cose semplici e banali
1999, dal disco “Non è per sempre”
Da “Non è per sempre”, cose semplici e banali è un vero e proprio mantra da recitare in un tripudio di energia ed intrecci chitarristici. Una vera e propria bomba in cui la voce di Agnelli si distende e trasmette un gran senso di profondità . Il brano è un inno, una preghiera, qualsiasi cosa ed il testo rispecchia un senso criptico e pieno di libera interpretazione.
8 – Baby Fiducia
1999, dal disco “Non è per sempre”
Sempre da “Non è per sempre”, Baby Fiducia è una ballata che caratterizza a pieno il senso che gli Afterhours vogliono dare al “pop” stesso. Una provocazione, un dolce schiaffo in faccia ed una presa di coscienza da parte della band che dipinge un quadretto ben definito all’interno del brano “La mia generazione ha un trucco buono, critica tutti per non criticar nessuno” dimostrando che anche un certo genere musicale può esser fatto per bene senza scadere nella banalità .
7 – Strategie
1995, dal disco “Germi”
In passato il brano era proprio un vero e proprio inno della band, richiesta continuamente ai live, ma il brano fu accantonato col tempo. Strategie è un vero e proprio marchio di fabbrica per la band e la sua potenza è di certo una chiave di lettura del sound degli Afterhours.
6 – Bianca
1999, dal disco “Non è per sempre”
Bianca rappresenta una delle ballad più romantiche e sensuali degli Afterhours, uno dei brani che oggi come oggi può benissimo spaccare in duo il pubblico, il classico pezzo amore ed odio. Oggi il brano è stato reinterpretato anche da Carmen Consoli, in una chiave più moderna, non ha perso assolutamente un minimo della sua bellezza.
5 – Male di miele
1997, dal disco “Hai paura del buio?”
Probabilmente molti di noi hanno conosciuto gli Afterhours con questo pezzo e non c’è un vero e proprio motivo per cui sia così, di certo “Male di miele” con il suo riff è di diritto uno dei brani top degli Afterhours. “Male di Miele” per molto tempo rappresentava l’apice di un concerto della band, una vera e propria scarica d’adrenalina.
4 – Voglio una pelle splendida
1997, dal disco “Hai paura del buio?”
Se molti hanno conosciuto gli Afterhours con “Male di miele”, altri avranno conosciuto la band tramite i brani che verranno successivamente e di sicuro questo brano identifica al meglio il lato più sensibile della band che dimostra che a volte fare gli spacconi sul palco significa anche dare vita a brani come “Voglio una pelle splendida”.
3 – Non è per sempre
1999, dal disco “Non è per sempre”
Nel podio troviamo di certo “Non è per sempre”, il brano che ha fatto conoscere gli Afterhours al grande pubblico. Un brano pop ben fatto, ben strutturato e pieno zeppo di quel “canticchiabile” che non disdegna fino ad oggi. Con questo brano gli Afterhours sono arrivati ed hanno fatto centro nei cuori di molti e come dargli torto?
2 – Dentro Marylin
1995, dal disco “Germi”
Il brano che ha visto la partecipazione di Mina e dove il buon Agnelli mostra la sua vera capacità vocale con un’estensione molto interessante per chi ancora negava l’importanza della band. Una vera e propria prova di forza per una band ancora acerba ma che, insieme ad altri singoli sfornati uno dopo l’altro, risulterà una vera cannonata per gli ascoltatori.
1 – La verità che ricordavo
1999, dal disco “Non è per sempre”
Una vera e propria bomba, un videoclip ancora più bomba (che vi consigliamo di vedere se non l’avete mai fatto), gli Afterhours con questo brano duro, pesante e carico di rabbia vogliono far capire che non scherzano e che non lo faranno mai, anzi, “La verità che ricordavo” è il primo grande schiaffo che la band vuole dare al panorama musicale e la chicca sarà che se ascoltate ripetutamente il nome del brano verso la fine vi sembrerà di sentire “Vi meritate Enrico VIII”, non è una gran figata?