Metric
Fantasies

Nr. di canzoni di questo cd che possono piacere: una, “Help Me I’m Alive”. La cover acustica della medesima non fa punteggio.
Nr. di canzoni di questo cd che possono risultare passabili in ragione di una discreta orecchiabilità , ma nulla di più: tre. Nell’ordine, “Satellite Mind”, “Gold Guns Girls” e “Stadium Love”.
Tutto il resto è noia, direbbe un cantante di periferia che si diverte a scrivere libri.
Qui il sottotitolo è uno solo: ridateci Blondie.
Non se ne può più. Tutta questa sfilza di ninfette-calza smagliata-trucco smokey-asta laterale del microfono, tutte queste cantanti che bevono Bacardi Breezer e dichiarano di voler portare la new wave sul dancefloor, devono decidere di aggiornare il repertorio.

Al di là  della già  citata “Help Me I’m Alive”, orecchiabile quanto bassa, costruita su un bel giro di percussioni elettriche, e del tentativo di de-glamourizzare “Fantasies” attraverso qualcosa che vada oltre i semplici motivetti mordi e fuggi, dove “Gold Guns Girls” merita un paio di ascolti, questo lavoro dei Metric non lascia molto di cui discutere.
Emily Haines ha una bella voce, vero, la band suona bene, vero, se uno lascia il cd nel lettore finisce che se lo ascolta tutto e non cede subito alla tentazione di sostituirlo con qualcosa di più autentico. Vero.

Quando i Metric iniziarono la carriera decidendo di flirtare tra pop e sintetizzatori, lasciando il lavoro sporco ad altri colleghi con cui avevano diviso scorribande giovanili- “Liars” e compagnia bella- non avevano tutti i torti. Infatti gli album precedenti avevano proprio quel merito, di proporre una cosa che se non era proprio originale, almeno era leggera, con tutta la nobiltà  del termine.
Ma quest’opera ha la pecca di voler essere ambiziosa, di voler dire, di voler fare genere.
Senza essere, però, all’altezza di nessuna delle sue fantasie.

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