Dunque, il problema di dischi così è che se non hai tutte le carte in regola per poterti davvero permettere di strimpellare roba folk, lo-fi e pop songs acustiche, il rischio è quello di annoiare dopo solo un paio di ascolti e cadere nel dimenticatoio. Cosa che accade per questo disco, registrato con un semplice otto tracce e prodotto dalla Futureappletree (non ci sono storie, i Track A Tiger rimangono il loro gruppo di punta, lucente come un piccolo diamante”…). Luci dal crepuscolo: l’ottima “Garden”, armoniosa, leggera; accordi aperti e una voce che culla, oppure l’incedere marciato, surreale e cinico di “Angela” (cattivissimo al momento di “You’re Deaad to meeeeee”!).
Ombre nere dalla radura: la noia e la spossatezza ritmica (davvero troppa) di “Twin Fin” che rende apatici e svogliati o quello spunto melodico rubacchiato a “Bohemian Rapsody” dei Queen e buttato dentro al disco quasi cercando di spacciarlo per originale o ancora il blues acustico di “Beautiful Love” venato di Brasile che sarebbe stato meglio lasciare a Sondre Lerche, uno che certi discorsi sa portarli avanti come Cristo comanda. 13 tracce, per un disco così, sono troppe. Non sarebbe stato meglio un piccolo ma “granitico” E.P. di origine controllata con tutte le carte in regola per conquistare gli ascoltatori pienamente?