Interrompiamo la settimana lavorativa o di studio con un concerto che aspettavamo ormai da troppo tempo: chi scrive lo scorso maggio era volato a Glasgow per rivedere The Pains Of Being Pure At Heart live e ascoltare qualche anticipazione dal loro nuovo LP, “The Echo Of Pleasure”, uscito poi all’inizio di settembre via Painbow.
Come buona parte dei presenti nella sala del club di via Sebastiano Serlio, anche noi c’eravamo tanti anni fa, quando suonarono, insieme alle Vivian Girls, per la prima volta in quella che sarebbe poi diventata la loro ““ e anche la nostra – venue preferita, ovvero l’Hana-Bi, sulla spiaggia di Marina Di Ravenna.
Dopo un tour solo in Spagna nello scorso autunno, la band capitanata da Kip Berman ritorna finalmente nel vecchio continente e passa per due date anche nel nostro paese: ovviamente il cuore enorme di questi ragazzi ci fa decidere di uscire e dirigerci verso il capoluogo emiliano per assaggiare i nuovi brani, non ancora ascoltati dal vivo, e per risentire i numerosissimi vecchi successi che, come sempre, ci faranno commuovere ancora.
La “curva”, capitanata dall’immancabile Fabio Merighi, si fa trovare pronta quando, poco dopo le dieci e tre quarti, il gruppo di New York City sale, attesissimo, sul palco del locale situato nel Parco Del Dopolavoro Ferroviario di Bologna: la formazione statunitense ora vede tra le sue fila Jess Rojas alle tastiere e backing vocals e il nuovissimo batterista Brian Alvarez, componente dei Gingerlys, altra band di NYC che ci piace molto.
Si parte subito con uno dei singoli più recenti, “My Only”: è proprio il drumming intenso a sorprenderci, ma il ritmo, invece, sembra più soffice rispetto alla sua versione originale. La voce dolce di Berman riempie subito i cuori dei presenti e la perfezione melodica del ritornello non fa altro che confermare che raggiungere la città felsinea stasera è stata un’ottima scelta.
E via, si vola letteralmente: iniziano i brani più amati come “Heart In Your Heartbreak”. Le linee create dal basso di Jacob Danish Sloan riescono comunque a dare una leggerezza al pezzo, come forse nemmeno i fan più caldi si aspettavano.
E se parlavamo di cuore, il singolo “Anymore” ci mostra quello di Berman, che ogni volta dà l’anima come, a nostro avviso, solo pochi musicisti sanno fare: le fragorose chitarre shoegaze della canzone non impediscono al pubblico emiliano di godere della melodia, magari coperta da un leggero velo di malinconia, ma estremamente dolce.
Le scintillanti linee della tastiera della Rojas in “Teenager In Love” ci danno un momento di pausa, dopo una partenza di concerto piuttosto spedita, mentre la pur romantica “When I Dance With You” ha sapori tropicali e influenze che sembrano provenire dagli “’80s.
Ancora perfezione melodica dai sapori shoegaze e ritmi elevati con “Until The Sun Explodes”, prima che “The Pains Of Being Pure At Heart”, amatissima b-side del vecchio singolo “Everything With You” (2008), chiuda il set nel totale delirio con l’agitato pubblico felsineo che canta “We will never die” insieme a Kip, come se fosse una specie di inno generazionale.
Negli encore c’è ancora il tempo per un brano inedito, “Home”, eseguito con grande trasporto emotivo con la chitarra dal solo Kip e, dopo il dovuto ricordo (e relativa dedica) di Patrick Doyle, batterista dei Veronica Falls, scomparso nel weekend, è “Belong” a terminare il live-show nel migliore dei modi.
The Pains Of Being Pure At Heart sono come una ragazza che ci piace tanto: ogni volta che li incontriamo ci fanno emozionare e battere forte il cuore perchè la loro musica contiene la passione, la malinconia, la dolcezza, riesce a farci stare bene ed è capace di descrivere perfettamente la nostra vita. Non possiamo fare a meno di passare dal banchetto del merch, comprare il vinile, salutare, ringraziare e abbracciare Kip e scattare le ultime foto: la serata non poteva andare meglio e il ricordo rimarrà sicuramente indelebile.