La vicenda che l’anno scorso ha costretto il leader dei Ghost, il misterioso Papa Emeritus, a rivelare una volta per tutte la sua vera identità è degna di un intrigo ecclesiastico uscito dalle pagine di un romanzo di Dan Brown. Per smascherare definitivamente Tobias Forge c’è voluto un complotto ordito da quattro ex Nameless Ghouls, gli adepti senza volto che accompagnano dal vivo il losco pontefice: una causa legale per questioni di soldi e profitti. Lo shock per il tradimento è stato talmente forte da convincere il non più anonimo cantante svedese a sbarazzarsi dei paramenti papali che lo accompagnavano, tra un’incarnazione e l’altra, dal lontano 2006 e ad autodegradarsi al ruolo del Cardinal Copia, all’esordio nel nuovo album intitolato “Prequelle”.
Con il soglio pontificio vacante, tutto il potere resta saldamente nelle mani di Forge. D’altronde, come da lui ribadito più volte, i Ghost sono sempre stati una sua creatura: nessuno scandalo o denuncia potrà mai condurlo al “gran rifiuto”. Le canzoni di “Prequelle” sono state scritte con il prezioso supporto del produttore Tom Dalgety (già con Royal Blood, Pixies, INHEAVEN e The Maccabees) e registrate da un manipolo di turnisti i cui nomi probabilmente non verranno mai scoperti, a esclusione di qualche comparsata di lusso. Tra queste spicca senza ombra di dubbio quella di Mikael à…kerfeldt degli Opeth, che presta le sue sei corde allo strumentale “Helvetesfönster”: una bella mini-suite progressive che alterna con nonchalance atmosfere da film horror, passaggi alla Dream Theater e una coda celtica che non dispiacerebbe al Mike Oldfield di “Voyager”. A scandire il tempo per buona parte del pezzo c’è una batteria suonata con la “delicatezza” tipica di Lars Ulrich dei Metallica.
L’annuncio del concept dietro “Prequelle” arriva sul finire di un concerto tenutosi a Göteborg lo scorso 30 settembre, con una trovata a effetto degna del David Bowie dell’era Ziggy Stardust: Tobias Forge, alla sua ultima apparizione pubblica nei panni di Papa Emeritus III, viene trascinato di forza fuori dal palco da due uomini della sicurezza. Al suo posto entra in scena l’anzianissimo Papa Emeritus Zero che, con passo malfermo e maschera dell’ossigeno a portata di mano, si mette dietro al microfono per proclamare l’inizio di un nuovo Medioevo. E proprio a quell’epoca buia sembrano volerci riportare queste dieci tracce, i cui testi pullulano di ratti, eresie, cataste di corpi in putrefazione e riferimenti alla terribile Peste nera del XIV secolo. I Ghost hanno sì il gusto del macabro, ma non amano particolarmente crogiolarsi nei climi lugubri. Sarà per questo motivo che subito dopo l’inquietante intro “Ashes” il disco si trasforma in una grottesca ma tutto sommato allegra cerimonia officiata dal Cardinal Copia/Forge, perfettamente a suo agio sia con l’hard rock ottantiano e ultra-melodico di “Rats”, “Dance Macabre” e “Witch Image”, sia con il robusto pop rock da musical di “See The Light”, “Pro Memoria” e “Life Eternal”.
Nella musica dei Ghost continuano a rincorrersi echi di Abba e King Diamond, Andrew Lloyd Webber e Ozzy Osbourne (la cui “Diary Of A Madman” è richiamata in maniera piuttosto esplicita negli stacchi che aprono “Faith”). La vena gotica che aveva reso interessanti i lavori degli esordi è però praticamente scomparsa, lasciando la band orfana di una delle sue caratteristiche più peculiari. “Prequelle” resta un buon lavoro, ma sicuramente rappresenta un piccolo passo indietro rispetto al precedente “Meliora”.