Si preannuncia davvero indimenticabile l’edizione 2018 dell’I-Days che si svolgerà a Milano dal 21 al 24 giugno. Tanti nomi importanti che richiameranno sicuramente un vasto pubblico, ma è indubbio che il nome per eccellenza sia quello previsto in cartellone il 22.
In quella data si esibiranno infatti i Pearl Jam di Eddie Vedder, ultimi alfieri di un rock partito dagli anni ’90, precisamente da Seattle, e che sotto l’egida comune del movimento grunge seppe tornare al centro degli appassionati come non accadeva dagli anni ’70.
Inutile ricordare i gruppi (e soprattutto i motivi per cui questo è accaduto) che non esistono più, oggi è l’occasione di celebrare chi ha saputo andare avanti e resistere.
Non solo: i Pearl Jam sono passati indenni tra due decenni (quasi tre), non snaturandosi mai; proprio loro che all’inizio erano visti con un po’ di sospetto dalla critica specializzata (vi ricordate le accuse di essere saliti fuori tempo massimo sul carrozzone del grunge? Anche se i nomi di Green River e Mother Love Bone, loro embrioni, dovrebbero mettere una pietra tombale su tale affermazione visto che”… inventarono il Seattle Sound!), sono rimasti perchè si sono mostrati sinceri, genuini, onesti verso il proprio pubblico ma soprattutto nei confronti dei propri ideali.
Ripercorriamo allora la loro straordinaria carriera con quelli che sono in alcuni casi dei classici del rock contemporaneo. Ecco di seguito la mia Top 10 brani dei Pearl Jam (che oltre Milano saranno anche a Padova, 24 giugno e Roma, 26 giugno)
Bonus Track – JEREMY
1991, da “Ten”
Per inquadrare, percepire e farsi travolgere dalla grandezza dei Pearl Jam basta ascoltare uno dei brani simbolo della loro produzione, paradigmatico delle loro intenzioni, cioè mettere in scena anche il lato oscuro dell’America, le sue contraddizioni e le sue paure. “Jeremy”, la storia ormai è notissima, era un adolescente che compì un gesto tragico e disperato, sparandosi in bocca davanti ai suoi compagni di classe. Una situazione di disagio giovanile estrema ma tematiche del genere, enfatizzate o meno, furono da subito presenti nel mondo dei Pearl Jam, desiderosi di dare voce e corpo ai pensieri alienanti di un’intera generazione.
10 – DAUGHTER
1993, da “Vs”
Tratto da “Vs”, album che segnò l’ascesa definitiva dei Pearl Jam nell’Olimpo del Rock, in concomitanza con il lieve declino dei rivali Nirvana all’uscita del loro “In Utero”, è un brano melodico che segna uno stacco con le aspre sonorità hard rock del disco d’esordio. Un ritratto agrodolce, toccante di una figlia con difficoltà d’apprendimento. Una delle prime canzoni in cui la vena introspettiva di Eddie Vedder riuscì a emergere con forza.
9 ““ SIRENS
2013, da “Lightning Bolt”
Fortunato singolo che contribuì notevolmente a far restare in sella il nome glorioso della band, è un pezzo che dietro una musica lieve, prevalentemente acustica e dal forte appeal radiofonico, cela uno dei testi più profondi del leader che parla in favore delle nuove generazioni. Il messaggio è arrivato forte, visto che moltissimi giovani magari non ancora nati all’epoca del loro debut-album si stringono davanti alle prime file per ascoltarli ed emozionarsi, proprio come facevano molti dei loro padri.
8 ““ CORDUROY
1994, da “Vitalogy”
Nel 1994, anno segnato indelebilmente dal suicidio di Kurt Cobain, i Pearl Jam sono all’apice della loro notorietà , grazie a un disco senza punti deboli, in cui l’amalgama tra la rabbia giovanile e la disillusione è perfetto sia nei testi che nelle musiche, quasi interamente a firma di tutti i componenti del gruppo. Nella fattispecie “Corduroy” è un ottimo brano rock che quasi istintivamente verrà “adottato” dai fans come uno dei preferiti, e che dal vivo assume sempre gran spessore.
7 ““ WHISHLIST
1998, da “Yield”
Dolce ballata contenuta in un album che doveva far riavvicinare i fans della prima ora, un po’ disorientati dall’eclettismo sonoro e dalla voglia di sperimentare presente nel precedente “No Code”. A parte alcuni episodi tirati e vigorosi, il disco in questione in effetti mostra un gruppo molto consapevole e maturo.
6 ““ REARVIEWMIRROR
1993, da “Vs”
Una scossa elettrica potentissima, un sound ruggente e minaccioso, tre chitarre che fanno letteralmente fuoco incrociandosi e scambiandosi e il cantato che diventa un urlo, un grido, più che di dolore, di riscossa.
5 ““ PRESENT TENSE
1996, da “No Code”
Difficilissimo identificare un album poliedrico, policromo, scintillante di idee e intuizioni come “No Code” con un solo pezzo a rappresentarlo. In questa canzone, scritta per la parte musicale dal solo Mike McCready, il chitarrista solista, si passa attraverso vari registri sonori ma permane un alone di mistero in sottofondo.
4 ““ EVEN FLOW
1991, da “Ten”
Istant Classic, non solo per i fans ma per tutti gli amanti di un certo rock che volle subito ricacciare etichette ingombranti come quella del grunge. Certo, bastava vedere il video per identificare il gruppo come perfetto per il loro tempo, icone da subito per attitudine, sentire comune e profondità d’animo ma che i Pearl Jam non fossero una meteora lo si capì subito dall’imponente qualità dei pezzi che compongono questo fragoroso, epocale, esordio.
3 ““ NOTHINGMAN
1994, da “Vitalogy”
E’ molto probabilmente la ballata per eccellenza della band, quella che più di tutte un tempo faceva alzare gli accendini (adesso, tutti con lo Smartphone!) e stringere i cuori. Scritta da Vedder (per il testo) e dal bassista Jeff Ament (per la parte musicale) è in grado di emozionare oggi come 24 anni fa: ogni volta gli stessi brividi nel sentire gli arpeggi iniziale dell’acustica e i primi versi così intensi e struggenti.
2 ““ ALIVE
1991, da “Ten”
Canzone tra le più emozionanti, vissute, sentite, attese e amate, per la sua spudorata sincerità , per il candore doloroso con cui Eddie Vedder si mise a nudo dando vita a quei demo che gli erano arrivati come prova. La musica era già perfetta, i versi arrivarono nel momento in cui il Nostro capì che la musica avrebbe potuto avere effetti salvifici. Lo furono non solo per lui ma anche per milioni di giovani che capirono l’intensità di tale prova e iniziarono a seguirlo in questo grande percorso.
1 ““ JUST BREATHE
2009, da “Backspacer”
In stato di grazia, per comporre un brano simile bisogna per forza esserlo. E Vedder, che lo firma interamente, decise per una volta di eliminare e mettere da parte le angosce e le preoccupazioni per consegnarci qualcosa di unico. Una canzone che è la più disarmante, sincera, accorata dichiarazione d’amore che avesse mai fatto. Il tutto condito da una musica acustica, delicata, commovente, che ci rimanda facilmente alle atmosfere della colonna sonora di “Into The Wild”, da lui composta per il film uscito nelle sale due anni prima.
Photo Credit: Danny Clinch