L’esordio della numerosa band newyorchese (conta fino a undici membri in studio e ben tredici dal vivo, con componenti di Beirut e The National) Clare & The Reasons ci aveva colpito con le sue atmosfere eleganti e una solida scrittura di pezzi che ben presto s’infilavano in testa per uscirne difficilmente. Ora, a una distanza di poco maggiore di un anno, ci riprovano con un secondo album uscito a fine 2009: le coordinate sono pressapoco le stesse, rimane il gusto vagamente retrò e le orchestrazioni si alleggeriscono ancor più, alla ricerca di un delicatissimo pop da camera che potrebbe ricordare i Parenthetical Girls spogliati di ogni inquietudine (di cui “Mellifera è l’esempio forse più calzante).
Innanzitutto colpiscono le doti di autrice della titolare Clare Muldaur, che sfugge a banalità indie-pop (utilizzando appena il tipico incedere incalzante nella romanticissima “Ooh You Hurt Me So” e nella breve ma fascinosa “That’s All”) e preferisce soluzione eteree e sognanti, ma non per questo inconsistenti (e sono qui per dimostrarlo “Our Team Is Grand” e “Wake Up”, posta con ottima sensibilità come conclusione).
Altrove troviamo un gusto pop di grande fattura (che può anche lasciare spazio a soluzioni sonore inedite, come la reiterazione che accompagna una “You Got Time” altrimenti molto classica), soprattutto nella brillante e ariosa “Kyoto Nights”, nella successiva “This Is The Story” (tutta giocata tra chiaroscuri e alternanze tra piano e forte) e in una “Perdue A Paris” che pare trovare un inaspettato punto d’incontro tra il mitico Gainsbourg e il Robert Wyatt più accessibile.
Bè, pare proprio che Clare & The Reasons, con soltanto due dischi alle spalle, possa essere annoverata tra le formazioni di pop cristallino più personali e ispirate di questi anni: continueremo a tenerli d’occhio, poichè, se riescono a produrre un album altrettanto valido, avremo tra le mani un gruppo davvero prezioso