Ve lo ricordate il 2005? Quando ci ricoprivamo di spillette dalla testa ai piedi, quando c’erano ancora i concerti al Rolling Stone e quando andare a ballare in quel locale il venerdì sera era ancora divertente. Quando le orecchie non erano ancora sature e non ci perdevamo nemmeno una di quelle mille band e di quei mille dischi. Ecco, a distanza di cinque anni, di quelle mille band almeno novecento o si sono sciolte o esistono ancora ma hanno fatto altri dischi assolutamente inascoltabili o nemmeno ce le ricordiamo più. I Field Music appartengono un po’ alla prima e un po’ alla terza categoria.

Sono arrivati anche loro nel 2005 dal nord est dell’Inghilterra, ma hanno avuto molta meno visibilità  e molta meno fortuna degli amici Futureheads e Maximo Park. Sono arrivati proponendo un pop d’alto livello, ragionato e attentissimo agli arrangiamenti, con canzoni sempre imprevedibili e melodie tanto semplici quanto impeccabili. L’hanno fatto per due ottimi album e poi i fratelli Brewis hanno deciso di smettere dando vita agli altrettanto interessanti progetti School Of Language (David Brewis) e The Week That Was (Peter Brewis). Proprio nel momento in cui non ci si sperava più (e in cui qualcuno li aveva già  rimossi), hanno ripreso a lavorare insieme e hanno tirato fuori un doppio album.

Un doppio album che riconferma la genialità  dei due fratelli. Non è difficile immaginarseli in studio mentre passano da uno strumento all’altro (proprio come fanno nei live) per la registrazione dei venti pezzi che compongono il disco. è evidente che i due non lasciano niente al caso. Il loro senso della melodia alla Kinks è perfettamente adagiato sulle solide basi formate da piano, basso, chitarre e da una batteria sempre precisa, strumenti che sembrano dialogare tra loro creando una situazione armonica esemplare. A questo si aggiungono le ulteriori armonie create dalle voci, archi -ma gli elementi orchestrali sono usati molto meno rispetto ai primi due dischi- e la voglia di giocare un po’ portando il loro pop a sfiorare il funk (“Let’s Write A Book” e “Share The Words”). Uno dei punti di forza dello stile compositivo dei fratelli Brewis è la capacità  di sviluppare l’idea di base di ogni singola canzone in diverse parti che si incastrano perfettamente tra loro, portando un certo equilibrio non solo nei singoli pezzi, ma nell’album stesso: si crea un’alchimia tra i brani e tanto stanno bene insieme che a volte non ci si rende nemmeno conto che la traccia è cambiata.

Basta perdere tempo, ascoltate il disco. Ascoltate i dischi. I Field Music fanno musica perchè ne hanno voglia tirando fuori gioiellini pop con una facilità  incredibile. I Field Music sono una certezza. L’unico dubbio che mi rimane è su chi sia più geniale tra Peter e David, ma è un po’ come chiedersi se sia nato prima l’uovo o la gallina.

Cover Album

Measure
[ Memphis Industries – 2010 ]
Similar Artist: School Of Language, The Week That Was, Meet Eric Roberts, XTC, Kinks, ELO
Rating:

Disc 1
1. In the Mirror
2. Them That Do Nothing
3. Each Time is a New Time
4. Measure
5. Effortlessly
6. Clear Water
7. Lights Up
8. All You’d Ever Need to Say
9. Let’s Write a Book
10. You and I

Disc 2
1. The Rest is Noise
2. Curves of the Needle
3. Cloosing Numbers
4. The Wheels are in Place
5. First Come the Wish
6. Precious Plans
7. See You Later
8. Something Familiar
9. Share the Words
10. It’s About Time