Per raccontare “Good Morning Spider”, il secondo album di Mark Linkous e dei suoi Sparklehorse che oggi compie 25 anni, ci vorrebbe il genio di Michel Gondry o la pazzia di uno Spike Jonze in giornata veramente buona. Ascoltare questi cinquantaquattro minuti vuol dire soprattutto fare un viaggio nella mente di Mr. Linkous e gli accordi, le note somigliano maledettamente a immagini. Ogni canzone è come una Polaroid, scattata in fretta per fermare un ricordo poi lasciata in un cassetto e tirata fuori al momento opportuno.

“Good Morning Spider” segna l’inizio della seconda vita di Mark Linkous, dopo essere andato in overdose in una camera d’albergo mentre gli Sparklehorse erano in tour con i Radiohead nel 1996 a Londra. Soccorso solo dopo quattordici ore, trasportato d’urgenza in ospedale in condizioni disperate, sopravvive ma non sarà  mai più lo stesso. Un episodio che ha segnato irreversibilmente la vita e la carriera del ragazzo di Arlington e questo è il suo day after, quello in cui prova disperatamente a fare i conti con le conseguenze fisiche e psicologiche di quel giorno, che lo tormentano e continueranno purtroppo a tormentarlo. Molti dei diciassette brani di “Good Morning Spider” esistevano già , ma l’urgenza con cui vengono messi insieme, suonati e cantati è quella tipica di un nuovo inizio.

C’è tutto il mondo di Mr. Linkous in questo secondo album: giocoso, drammatico, brillante, divertente, fuori dagli schemi. La frustrazione dei lunghi mesi di convalescenza passati al St. Mary’s Hospital di Londra (raccontati in “Saint Mary”) la rabbia rivolta contro un corpo che non migliora. Le mani che faticano a trovare sulla chitarra quegli accordi che prima tracciavano con scioltezza. Le gambe ancora deboli, dopo essere rimaste bloccate in una posizione impossibile in quell’albergo quando Mark Linkous è svenuto dopo un mix quasi letale di Valium e antidepressivi. Un’aggressività  che viene incanalata nei rapidissimi riff di “Pig”.
Riff distorti, liberatori.

Uno dei tanti estremi di un disco fatto di estremi. Dopo “Pig” si passa direttamente alla dolcezza di “Painbirds”, dall’intensità  di “Maria’s Little Elbows” all’acido pop di “Cruel Sun”: quanti artisti sarebbero capaci di farlo oggi? Quanti hanno iniziato a farlo dopo aver sentito “Good Morning Spider”? Doveva esserci anche la voce di Vic Chesnutt a impreziosire quest’album ma alla fine non se ne fece nulla e il messaggio telefonico di scuse di Chesnutt è finito in “Sunshine”. Leggenda vuole che “Good Morning Spider” abbia segnato l’inizio della collaborazione tra Linkous e Tom Waits ma i brani su cui avevano lavorato si sono persi (se li scambiavano inviandoli per posta dopo averli registrati su un piccolo registratore) e per sentirli insieme è dovuto passare ancora del tempo (succederà  in “Dog Door” nell’album successivo, “It’s A Wonderful Life”).

Le mie canzoni? Non credo siano veramente mie. Io sono solo un direttore d’orchestra” diceva spesso Mark Linkous e in fondo aveva ragione. Dirigeva con delicatezza e maestria un universo fatto di chitarre vintage, tastiere Casio, armonie sinistre e mai scontate nate nel suo studio casalingo (lo Static King). Era un purista, come lo definiva David Lynch (che degli Sparklehorse era ammiratore) un purista che non amava i compromessi. Quando la Capitol tentò di fargli registrare una versione più radiofonica di “Happy Man”, senza il caos galattico che la precedeva, disse che il master era andato distrutto, bruciato in un incendio. Salvo poi capitolare e ubbidire agli ordini, seppur controvoglia. Era musicista e ribelle, Mark Linkous.
“Good Morning Spider” è un disco senza filtro, come le sigarette che fumava di continuo.

Sparklehorse ““ Good Morning Spider
Data di pubblicazione: 20 luglio 1998
Registrato a: Static King , Richmond (Virginia), Easley McCain Recording, Memphis (Tennessee)
Tracce: 17
Lunghezza: 53:45
Etichetta: Capitol
Produttori: Mark Linkous


Tracklist

1. Pig
2. Painbirds
3. Saint Mary
4. Good Morning Spider
5. Sick of Goodbyes
6. Box of Stars (Part One)
7. Sunshine
8. Chaos of the Galaxy/Happy Man
9. Hey, Joe (Daniel Johnston cover)
10. Come on In
11. Maria’s Little Elbows
12. Cruel Sun
13. All Night Home
14. Ghost of His Smile
15. Hundreds of Sparrows
16. Box of Stars (Part Two)
17. Junebug