Sesto album per il collettivo di Albany, città ricca di storia e capitale dello stato di New York. La band è in realtà una vera e propria famiglia aperta dove un consistente gruppo di artisti della scena hardcore-punk che gravita nell’area newyorchese può trovare uno spazio per scrivere e produrre musiche e suoni più melodici e meno aggressivi partecipando ai tour ed alle registrazioni in base alle loro esigenze. Tanto per capirci, nessuno dei componenti della band ha partecipato a tutti i tour o ad ogni lavoro in studio. Si diceva sesto album (primo con l’etichetta Run for Cover) anche se, compresi gli EP, si possono contare più di trenta pubblicazioni dal loro primo full lenght del 2006 (allora conosciuti come “End of a Year” e tre album pubblicati con questo nome).
Registrato in uno studio di Brooklyn, l’album è una raccolta di dieci brani che raccontano storie di individui e personaggi della vita reale, come è tipico di questa band, che ha sempre pubblicato EP ed album focalizzati su argomenti specifici. I pezzi sono stati prevalentemente scritti e composti durante le giornate trascorse in studio di registrazione, con i vari componenti ad imprimere il proprio stile compositivo. Come in tutti i team anche negli SDF possiamo individuare il leader in Patrick Kindlon autore dei testi e che possiamo ascoltare più recitante piuttosto che cantante.
Sicuramente la voce di Kindlon è molto espressiva, possiamo subito apprezzarla in “Certainty of Paradise”, tra i primi brani della scaletta. L’altra pedina fondamentale della band (o collettivo, ognuno usi la definizione che preferisce) è Andrew Duggan, chitarrista molto abile nel trovare riff molto semplici ma efficaci. Dovendo individuare un’altra band da nominare come riferimento non si può fare a meno di citare gli Slint (anche richiami ai Van Pelt sono più che legittimi) che furono tra i precursori di quella corrente, musicalmente rivoluzionaria, poi identificata come “slowcore”. Nel decennio che copre gli anni novanta questo genere si oppose agli assordanti gruppi post-core, punk ed al nascente movimento grunge che invadevano la scena indipendente del tempo. Ritmi rallentati, melodie scarne e ridotte all’osso, semplici accordi ripetitivi con testi tenebrosi erano le caratteristiche e le atmosfere create da queste band.
“Have You Considered Punk Music” è un album pieno di considerazioni sulla vita e sulle scelte che te la possono far cambiare in un verso o in un altro. E’ la ricerca della verità cercando risposte nell’esplorazione di tutto ciò che è arte. Kindlon, che è autore dei testi, ci accompagna per canzoni che riflettono le sue esperienze di uomo ed artista, condividendo i suoi dubbi, le titubanze e le inquietudini.
Non è un disco facile ed il titolo della open track “The Supremacy of Pure Artistic Feeling” sembra darcene la certezza: ” la mia ragazza sta facendo degli sforzi per essere più sociale e dice che significherebbe molto se ci provassi con lei ” ci cala in un mondo chiuso dove ogni contato con l’esterno è faticoso e forse inutile. Il brano che dà il titolo all’album riguarda appunto la relazione tra l’autore e la musica che ama (nel suo caso l’Hardcore Punk). Kindlon, come un bimbo affascinato dai personaggi di una fiaba, intuisce che l’attrazione verso questa scena e le personalità che in essa si esaltano, nacquero in età adolescenziale ma nonostante il passare degli anni, questa forza non si affievolisce malgrado la maturità dei trentanni gli mostri la vacuità e la mancanza di validi contenuti di un mondo, in un certo senso, futile.
Chi, guardando il video, avesse pensato ad un testo elogiante le virtù e le qualità dei calzoni preparati ad Albany, se ne faccia una ragione! Se dovessi scegliere un pezzo da inserire in un’ipotetica playlist, non avrei dubbi: “Watcher at the Well”: le note della chitarra di Duggon interagiscono con le inquietanti melodie di Kindlon trasportandoci in un luogo fosco e triste. L’importanza di vedere il mondo con i propri occhi, toccare le cose “senza guanti” è il messaggio del testo. Un album che crea un’ atmosfera particolare, suoni ricercati che colpiscono per delicatezza e sincerità . Non sappiamo in che direzione questa strana famiglia si sta muovendo ma, per ora, gustiamoci questo disco, ci sono ampi momenti di musica eccellente.