A volte tornare a casa è la cosa più difficile del mondo. Non è buffo? La strada che conosci meglio, il posto dove probabilmente dovresti appartenere davvero è la misura di come anche i giri più lontani, anche le notti più lunghe, finiscono per essere solamente concentriche. L’aria vola invisibile fuori dal finestrino, tutte quelle luci lontane e le strade vuote. Sono queste cose che fanno sembrare la città troppo più grande? Non sono le cose che non hai, sono quelle che hai intorno che diventano muri. Anche la persona che ti siede accanto, scivola via insieme alle luci gialle dei lampioni. E stai tornando a casa. Di nuovo.
I Film School sono probabilmente la band meno originale dell’anno, premio non necessariamente disonorevole se nel rivisitare e metabolizzare, alla fine riesci a portarti dietro un po di aria di casa. E’ un rapporto di amore/odio, mi fermo al semaforo, tocco il sedile che ora è vuoto e penso che dovrei davvero essere fuori da certe canzoni dei Cure o dei Joy Division. Ma mentre alzo il volume su “On and On” è evidente che non è così, forse perchè certe cose come certi posti sono state troppo vere per smettere di esistere solo quando non le vedi. E i Film School saranno pure derivativi quanto vogliamo, ma alla fine funzionano. Pure se funzionassero solo per questa notte? chissenefrega, come se in certi momenti esistesse qualcos’altro.
Aggiusto lo specchietto retrovisore. Non c’è nessuno, ma voglio vederci meglio. Devo sempre sapere cosa c’è dietro, anche quando davvero non c’è nulla. Ed è così sbagliato certe volte.
L’intensità è quella giusta è vero, ma a tratti la band di san Francisco perde coesività e sembra girare in tondo. Ma diciamo anche che sanno essere autenticamente ipnotici all’occasione, e hanno delle buone idee specialmente nella seconda metà del disco.
Nessuno vi farà un monumento per questa manciata di canzoni ragazzi. E non lo faranno nemmeno a me per essere tornato a casa anche questa notte. Ma non è stato facile lo stesso, bisogna essere onesti.
Svolto all’incrocio ed è abbastanza tardi che nessuna luce rossa mi ferma, eppure rallento lo stesso. Mi fermo lo stesso e non è l’abitudine. E’ che anche se è casa, davvero non si sa mai cosa c’è in arrivo la prossima volta. Aspetto e riparto.