Dietro il progetto Phosphorescent si nasconde Matthew Houck che, dopo l’ottimo riscontro ottenuto nel 2013 con “Muchacho” e con il singolo “Song for Zula”, ci riprova a distanza di ben cinque anni con questo nuovo lavoro “C’est la vie”.
In questo lungo periodo di silenzio, discografico, interrotto solo da un live “Live at the Music Hall” ci sono stati parecchi momenti nuovi e diversi nella vita di Matthew Houck, il successo raggiunto con “Muchacho” è arrivato in un periodo di grandi cambiamenti , nel quale la vita di artista vagabondo prendeva una svolta decisiva.
In questi cinque lunghi anni ci sono stati un matrimonio, un trasferimento a Nashville, la nascita di un figlio, qualche problema di salute, insomma una serie di eventi, che ovviamente hanno finito col ripercuotersi nella sua offerta musicale.
In realtà “C’est la vie” non è musicalmente così lontano dal suo precedente lavoro, ma nei testi il cambiamento è più evidente, con un’attenzione quasi fotografica, che ha nella descrizione di un passato instabile e di un presente ordinario ma nuovo e affascinante gli aspetti più ricorrenti .
L’album apre con un pezzo strumentale “Black Moon / Silver Waves “, abbastanza breve da poter essere considerato una intro, e chiude con un altro pezzo strumentale decisamente diverso dal primo, “Black Waves / Silver Moon” questa volta più lungo, direi anche troppo.
Il lavoro è comunque pieno di pezzi interessanti come il delizioso “C’est La Vie No.2”, che altro non è che un momento di passaggio verso un nuovo modo di concepire la vita, “C’est la vie she say
But I don’t know what she means, I say Love, easy, hey come to me…I say alright, well C’est la vie“, o come “New Birth in New England” , un brano molto orecchiabile e che, con un arrangiamento diverso e un pò di passaggi in radio, potrebbe diventare un grande successo .
Se in “New Birth in New England” Matthew Houck ci racconta dell’amore per la sua compagna e della nascita del figlio, in “My Beautiful Boy” non possiamo che immaginarcelo mentre scopre la magia nell’osservare il figlio che dorme, la necessità di proteggerlo, la meraviglia nello scoprire dov’è veramente il paradiso.
L’album scorre via piacevolmente, non si può non citare anche “Christmas Down Under ” tra i migliori pezzi, e finisce con il confermare la capacità dei Phosphorescent di confezionare un prodotto con chiari connotati folk, ma moderno e accattivante.
La sensazione finale è che Matthew Houck ha una grande e naturale capacità compositiva, e che, se solo osasse di più , potrebbe regalarci negli anni a seguire qualcosa di veramente grande.