Seguendo una logica che ricorda il famoso “per fare un tavolo ci vuole il legno, per fare il legno ci vuole l’albero”: per far crescere una rosa ci vuole un fertilizzante, molto meglio se naturale, cioè fornitoci da nostra signora mucca a seguito di una bella scorpacciata e successiva ruminata. E se la mucca avesse mangiato tra le altre cose una rosa? Allora il cerchio si chiude e dobbiamo concludere che seppur la rosa non abbia denti, essendo costituita di quel che si è detto: la rosa ha i denti in bocca a una bestia.

Questa deduzione, che ha evidentemente conseguenze profonde e determinanti sulla visione della realtà  tutta ma che tralasceremo in questa sede, proviene dalle “Investigazioni filosofiche” di Ludwig Wittgenstein e dà  il titolo al nuovo lavoro dei due Matmos. Le dieci composizioni che lo compongono sono altrettanti ritratti di alcuni dei personaggi più scomodi e radicalmente anticonformisti degli ultimi secoli. Personaggi che attraverso l’arte (letteraria, cinematografica, performativa) o la musica hanno segnato ed allargato le attuali concezioni filosofiche, politiche ed etiche a partire da quelle riguardanti la sessualità . Mi piacerebbe a questo punto sapervi raccontare chi di questi ha fatto o detto cosa ma come è noto l’ignoranza è una brutta bestia e forse il primo grande pregio di un opera come questa è proprio quello di spingere e stimolare a colmare alcune lacune. Parliamo dunque dell’aspetto musicale della questione che, come avrete capito, non è l’unico ma neanche il meno importante dacchè sempre di un cd musicale si tratta.

Se è vero infatti che per i Matmos il punto di partenza è sempre mentale, quasi scientifico, un’idea sezionata e studiata fin nei minimi dettagli, è anche vero che il passo successivo è fin troppo “concreto”: si tratta infatti di creare suoni da campionare attraverso gli “oggetti” che l’idea iniziale ha suggerito per poi riassemblare il tutto, con l’aggiunta di qualche strumento classicamente inteso, in forme musicalmente compiute e spesso piacevolmente fruibili. Nel caso specifico gli “oggetti” suonati sono, tra gli altri: rose, denti, letame, l’intero sistema riproduttivo di un bovino femmina, coltelli, forbici, sigarette, piatti, bicchieri, macchine da scrivere e delle simpatiche lumache che spostandosi su una fotocellula variano la frequenza e l’emissione di un theremin.

Che tipo di “musica” produce tutto questo? La più svariata: si va da ritmiche affilate e graffianti farcite di divertenti e succulenti effetti cartoon ad organica electro-techno che fa muovere il piede, da liquido soul strumentale a meravigliose oscurità  orchestrali e poi jazz ottocentesco che sfocia in sinfonie circensi, musica surf decomposta, un lungo e lussureggiante raga tribale, sfrigolii e singulti.
Detto questo: se questa lunga pappardella vi ha solo annoiato potete fare tranquillamente a meno di questo disco, se invece vi ha oltremodo incuriosito correte a farlo vostro. Essendo difficile valutare un’opera simile, prendete con le giuste precauzioni il voto che troverete qua sotto.