Qualcosa si muove, nell’acqua e nell’aria: il vento è la prima cosa di cui noto il cambiamento; poi è l’acqua a cambiare: non ha più la stessa,serena, immobilità delle onde, su cui si posava leggero lo shearwater – una nuvola nera si è fermata su di essa. Vorrei che tutto questo non accadesse: come sarebbe bello se adesso cominciasse a nevicare; come sarebbe bello, anche se non è ancora venuto Natale. Ma invece del sole, invece della luna, c’è una luce terribile, accecante.
Questa notte non è tempo per mettersi in viaggio; questa notte si rincorrono strane voci – è come se il mio cuore fosse stato rimosso. Sulle acque sta sospesa una dama (sei tu, Nico?) che recita un’amara preghiera. Ho salutato il mio amico e compagno Will ed ho imboccato il sentiero delle ombre e dei lamenti, per cercare l’albero della vita, Palo Santo, la pianta dai fiori azzurri. Nel cammino ho incontrato l’eco dei primi Radiohead (“La Dame Et Licorne”, “White Waves” e “Palo Santo”), la rabbia punk-folk dei Two Gallants (“Red Sea, Black Sea” e “Hail, Mary”), le marce funebri dei Beirut (“Johnny Viola”).
Mi manca il tempo per riposare – tutto questo non ha fatto altro che portarmi inquietudine: nelle mie orecchie rimbomba un suono frantumato e stanco, oscuro e disturbante; e anche il canto più melodioso mi sembra un frastuono metallico senza senso.