Giov incontra Finn Andrews dei THE VEILS (20/09/06)

L’autunno”…ancora una volta.
Durante questi mesi del cazzo io già  lo so come andranno le cose. La mia percezione del mondo, se possibile, si farà  ancora più catastrofica e la gamma di colori, a cui in genere il mio cervello fa riferimento per interpretare la vita, tenderà  inevitabilmente verso una dominante grigio-bluastra. E poi ci saranno le castagne. Odio le castagne e il loro modo di cadere a terra indifferenti. Loro continuano a starsene in silenzio mentre tutto gli passa accanto. Immobili, ai bordi delle strade. Alzo per un secondo la testa e osservo all’altro capo del tavolo un Finn Andrews enigmatico, serio, magro fino all’inverosimile e altissimo. Sotto un cappello enorme si nasconde un viso dai lineamenti gentili, pallido in un modo alquanto preoccupante. Ha un filo di barba e l’aria di chi è capitato su questa terra per caso, solo per scrivere dolci poesie e contemplare le stelle in solitudine. Sembra un personaggio di Timburtoniana memoria dai lenti movimenti. Mi scava coi suoi occhi blu fino al midollo osseo. Eccomi qua. Nessun diploma in giornalismo o laurea in lettere moderne ma contento lo stesso di poter sedere di fronte a uno degli ultimi esponenti (forse l’unico) di un romanticismo maledetto che ha trovato nella musica rock e in una voce dilaniata dalla disperazione la sua valvola di sfogo più devastante. Sono contento perchè posso controllare il gioco. Se solo volessi potrei cominciare a chiedergli cosa pensa della maleducazione delle castagne. Ok Finn”…cominciamo!

Finn, mi piacerebbe partire dal titolo del vostro nuovo album, “Nux Vomica”. Come mai avete scelto questo nome per il seguito di “The Runaway Found”?

Dunque, prima di tutto è il titolo di una delle canzoni contenute nell’album, una canzone molto conflittuale, aggressiva e poi è il nome di un albero [quello della noce vomica per l’appunto] da cui si estrae la stricnina direttamente, per scopi terapeutici. Se usata con le dovute proporzioni può essere una buona cura omeopatica per il mal di stomaco, lo stress, l’ansia eccetera. Diciamo che secondo me gran parte del disco potrebbe esprimere questo sentimento di cura e di distacco dal male e dalla frenesia. Ecco perchè ho scelto proprio “Nux Vomica”. So che suona un po’ strano”…alla fine la noce vomica è solo un albero ma in fondo ben rappresenta una cura contro i mali molto “terreni” dell’uomo e ci metterei non solo quelli fisici ma anche quelli morali come la corruzione e il fatto che la mente delle persone spesso le porti a commettere gravi azioni come quella dell’omicidio o della guerra per esempio.


Come sei arrivato a questa nuova line-up? Conoscevi già  in precedenza i musicisti che ti accompagnano in tour adesso e che hanno suonato sul nuovo album?

Si, sono andato a scuola con Sophia (basso) e Liam (Pianoforte, tastiere)”…li conoscevo già  quindi è stato facile.

La tua musica spesso è piuttosto “intima”, personale, triste e piena di bei versi poetici. Dove trovi l’ispirazione per i tuoi testi? Voglio dire, “catturi” dalla realtà  e poi rielabori o è tutto un lavoro immaginario e quindi ti basi sui tuoi sogni facendo leva sulla pura fantasia?
Mah”…direi che è un po’ tutto quello che hai detto credo”… . Diciamo che io ho bisogno essenzialmente di “fare”, vivere, cercare nuove cose e nuove esperienze e quando non riesco in questo mi sento piuttosto male. E’ il processo mentale che poi unisce i miei pensieri alle esperienze di vita. E’ sempre stato così per me.

Qual è la più grande differenza musicale secondo te tra il vostro debut album e Nux Vomica?
Penso che è solo un fatto di maturazione e di tempo. Si, è solo tempo. Quando ho scritto le canzoni del primo disco avevo 14 anni”…

Quattordici?!?
Si beh”…diciamo la metà  delle canzoni contenute nel debut”…avevo quattordici anni.

Porca pupazza [esclamazione che si discosta da quella usata nella realtà ]!Complimenti amico!!!
(risata) Grazie mille! E poi adesso mi sono ritrovato a scrivere le canzoni per il nuovo album a quasi ventuno anni, quindi è normale una certa evoluzione o maturazione”…e poi è un bel salto da quattordici a ventuno no?!?

Beh si”…direi proprio di si”…
Il tempo amico”…si tratta solo dello scorrere del tempo.

Parliamo per un secondo di una delle mie canzoni preferite del nuovo album: “Jesus For The Jugular”. E’ una canzone selvaggia, psichedelica, con un sound che mi ha fatto pensare un po’ ai Doors. Ti ricordi come è nata, in che modo l’hai composta?
Allora”…l’intero album è stato scritto in un paio di settimane quando sono tornato in Nuova Zelanda, dopo la rottura con il gruppo precedente. Non avevo scritto praticamente niente per un intero anno all’incirca, poi sono tornato a casa e dopo neanche tre settimane avevo finito di scrivere un intero disco! Se proprio devo essere sincero però non ricordo nello specifico di come è nata quella canzone; ho scritto molte delle canzoni di getto, ero così contento di tornare finalmente a scrivere ed ero davvero molto ispirato quel periodo”…ho scritto e basta.

C’è una canzone del nuovo album che ami particolarmente, magari più delle altre, per qualche motivo?
Mmmmh non so”…vedi è un po’come il discorso di prima”…è stato un flusso e mi è piaciuto nell’insieme tutto quanto”…mi piace tutto l’album nel suo insieme”…non c’è qualcosa che preferisco.

Nel testo della canzone “Under The Folding Branches” sembra quasi che tu ammetta di aver sacrificato l’amore per la tua voglia di raggiungere a tutti i costi il successo. E’ vera questa cosa?
Diciamo che secondo me tutti sacrificano a un certo punto della loro vita qualcosa per raggiungere qualcos’altro e certamente chi vuole arrivare al successo deve rinunciare a qualcosa, ma in fondo è normale”… . Io ho avvertito questa sensazione quando sono partito per l’Inghilterra e ho lasciato la mia casa, i miei amici dall’altra parte del mondo”…è stato un grosso sacrificio. E’ tutto un gioco di equilibrio”….se magari perdi da qualche parte qualcosa poi avrai sicuramente un guadagno sotto un altro punto di vista. Se non ti esponi, non ti metti in gioco mai allora non avrai molto da guadagnare.

Io credo che ogni band nel mondo alla fine comunichi qualcosa, diciamo il suo messaggio profondo. Qual è il messaggio che i Veils, secondo te, comunicano all’esterno? E’ un messaggio di speranza? Di disperazione? Forse tu canti la mancanza di vera armonia che a volte c’è nel mondo oggi?
Io spero di poter dare alla gente una sorta di appoggio. Cioè, le prime volte che ascoltavo dei dischi mi piaceva il fatto di poter constatare l’amore che provavo per il mondo”…quella musica influenzava i miei sentimenti. La musica ha un potere straordinario di far capire le cose alla gente e di informarla. Dire alla gente chiaramente che”….non so”…ecco diciamo che è un mondo che priva molte persone delle cose migliori”…la gente spesso è infelice”…

Si può dire quindi che tu, in minima parte ovviamente, dai voce alla disperazione del periodo non proprio tranquillo che stiamo vivendo già  da un bel po’ di anni ormai?
No no”…vedi”…non si tratta della disperazione ma della gioia per il fatto che sei vivo.

Senti Finn, lo so che questa può sembrarti una domanda totalmente idiota, e in effetti lo è, ma cerca di rispondermi ugualmente”…[qui avrei dovuto spiegargli prima chi è Gigi Marzullo ma mi sembrava troppo complicato”…] dunque, se avessi una macchina fotografica con a disposizione una sola fotografia da scattare”…una sola rimasta nel rullino, e proprio con quella foto devi rappresentare la musica del tuo gruppo, che tipo di foto scatteresti? Cosa fotograferesti? Una mucca? Un Hamburger? Un paesaggio?
Una fotografia? Mmmh proprio non lo so”…diciamo che sul soggetto dovrei pensarci ma vorrei sicuramente che fosse consumata e il colore che sfuma e poi tantissima pioggia dappertutto veramente troppa e poi una bottiglia e”…

“…non so perchè ma la pioggia me la aspettavo già ! Lo sapevo!!! Ok torniamo sui binari delle persone a posto con la testa”…dunque”…quali sono le band che più ti hanno influenzato nella vita con la loro musica?
Ahhmmmm”…beh”….diciamo che da sempre per me sono stati artisti come Neil Young, Tom Waits e Patti Smith”…da sempre”… . Quando ho iniziato a scrivere, sin da piccolo, io volevo essere come loro.

Sei cresciuto con la loro musica in Nuova Zelanda?
Si ma anche Van Morrison e Leonard Cohen

Quali sono le band attualmente di cui proprio non puoi fare a meno? Ammesso che ce ne siano”…
Io penso che attualmente ci siano molti artisti che sanno fare cose davvero incredibili e comporre opere veramente valide, non saprei darti un nome preciso, ma se proprio devo dirti la verità  io oggi ascolto quello che ascoltavo anche dieci anni fa per cui sono rimasto un po’ ancorato al passato”… .

Chi era Finn Andrews prima del contratto con la Rough Trade, prima di “The Runaway Found”? Cosa facevi in Nuova Zelanda?
Chi ero io? Io ero solo un ragazzino direi molto molto confuso, crudele anche per certi versi e sapevo solo che la cosa che mi faceva sentire meglio era la musica.

Avevi un lavoro?
Tutta robaccia, avevo lavoretti da studente, niente di che.

Qual è la tua più grande aspettativa futura-speranza-progetto, non solo come rock star ma anche come persona normale con la propria vita ordinaria?
Tanto per cominciare già  non vedo l’ora di scrivere un altro album.

Ok amico adesso ne hai parlato quindi la domanda è: hai già  qualcosa in mente per il prossimo album? Hai scritto già  qualcosa? Puoi già  darci qualche anticipazione o è troppo presto perchè state pensando solo al tour?
Veramente se devo dirti la verità  abbiamo già  tante idee per il prossimo disco”…ogni giorno stiamo dietro al fatto di come sarà  il prossimo album e penso proprio che risulterà  molto differente, ancora una volta, da quello che lo ha preceduto.

Stop. Foto ricordo. Baci, abbracci e ringraziamenti. Fine.

Link:
The Veils Official Site

THE VEILS su IndieForBunnies
Recensione “SUN GANGS”
Recensione “NUX VOMICA”
Intervista con THE VEILS (2)