Sì. Volendo farla breve, si parlerà di rumore, al limite dell’ascoltabile (eppure).
Quindi se volete fermatevi pure qua e non andate oltre con la lettura.
Quello che troverete in questo disco in termini “sonori” è un bilanciato alternarsi di: Deserti artici interiori, illimitati spazi vuoti, cavità buie e rimbombanti.
Crescere di tensioni e stridori stratificati. Attacchi d’acido escoriante e confusione mentale. Si tratta di un ottima sintesi spaventosamente ed inevitabilmente moderna di molte “avanguardie” e suoni estremi: doom, industrial, ambient, harsh noise, power electronics, grind, free jazz.
Eppure, in fondo, qualcosa di umano resta. Una qualche volontà di ordinare, per quel che si può, il caos. Il ricominciare dalla polvere, dalle macerie, da quel che rimane (è rimasto). Il tentare di riformulare nuovamente un linguaggio dopo che ogni parola ha perso significato. E’ come la premonizione di una nuova età della pietra dove si ricomincerà ad emulare per esorcizzarlo tutto ciò che terrorizza e non si comprende. E’ il desiderio innato e fiero del superamento della paura e del dolore, non una sterile apologia dell’uomo animale ma l’eroica e dolorosa rinascita dell’animale umano.
Perchè occorre ascoltare questa (non) musica?
Evidentemente, non occorre affatto. Di dischi simili ne sono anche già esistiti e probabilmente ne continueranno ad esistere, diciamo solo che questo è l’attuale stato dell’arte. Il fatto semmai è che i Wolf Eyes esistono e proliferano ben più di quello che la loro discografia ufficiale lascia intravedere e questo potrebbe bastare per farci dormire sonni meno tranquilli.
Per chi poi volesse sfidarsi e cimentarsi nell’esperienza dell’ascolto di questo disco, sappia che non è affatto escluso che possa rimanerne inspiegabilmente attratto. E’ il terrore-fascino per ciò che è immenso, infinitamente senza fine, inspiegabilmente oscuro. Il fascino proibito delle unghie sulla lavagna. Il vuoto improvviso che provoca tachicardia.
E’ perciò impossibile consigliare a tutti indistintamente questo disco e comunque non necessario. Personalmente non ho resisistito e ci ho provato. Sono vivo. Potete farcela anche voi.