I’m sorry that your mother died/That one was my fault/I’m sorry anybody dies at all these days. E’da qui che si parte: Canada, Montreal per la precisione. Arcade Fire, ma soprattutto Wolf Parade, di cui Spencer Krug fa parte (come di un altro conigliaio di gruppi, tre cui Frog Eyes, Swan Lake, I Bidelli Non Dormono Mai, ecc.). Inevitabili i paragoni musicali con la band di “Apologies To The Queen Mary”, vero e proprio disco di culto del 2005; ed inevitabili le incazzature di Krug, che non perde occasione per sottolineare che si tratta di altri musicisti e di altri strumenti. Un altro particolare non da poco: l’etichetta non è Sub Pop, ma Absolutely Kosher.
If I ever hurt you/It will be in self-defense/If I ever hurt you/It will be in self-defense. Pur riconoscendo le somiglianze non solo nelle acconciature dei capelli dei signori in questione, o nella voce da dopo-Ceres di Krug, noi invece ci permettiamo di accostare Shut Up I Am Dreaming – terzo lavoro di quello che fino ad ora è stato un solo project (il secondo sulla lunga distanza) – agli Islands di “Return To The Sea” ed ad un gruppo che avrebbe sicuramente meritato maggiore visibilità come i White Whale di “WWI”. I motivi sono presto detti e si rintracciano soprattutto nell’indefinibilità del disco, che si catapulta in un calderone dove trovano posto il folk, l’art music, la new wave e chi più ne ha più ne metta. Come è stato scritto: “quattro traiettorie [indipendenti], che si incontrano soltantonell’ascolto.
“‘Cause I’m not that kind of whore/No, I’m not that kind of whore/No, I’m not that kind of whore/But I am a little lord. Ma, oltre alle gambe (in questo caso oltre ai nomi) c’è di più: i Sunset Rubdown partono dal trittico lupesco chitarra-batteria-synth, per poi perdersi in sussurri, grida, colpi di mazzuolo, clavicembalo, campanelli-ni, ecc. il tutto condito (e mixato) da un insana – e mai come oggi trascurata – dose di nonsense, tristezza cosmica, ironia e simbolismo, che nemmeno Redon che devasta una tela a colpi di Yamaha.
Oceans never listen to us anyway, Oceans never listen to us anyway. In definitiva: canzoni esplosive, orecchiabili ma mai banali; il disco da scoltare in ogni momento (quando dico OGNI voglio dire OGNI, senza se e senza ma). Se vi può interessare, il disco che sto ascoltando praticamente tutti i giorni dall’inizio di Gennaio: la mattina quando vado e la sara quando torno dal lavoro…ah! lo ascolto pure mentre lavo i piatti!