Il genere del momento si chiamerebbe “New Rave”.
Gli interpreti principali del “New Rave” sarebbero i Klaxons, un gruppo di giovani sbarbatelli londinesi dall’estetica fluorescente e dal piglio musicale sfacciatamente ecstasy-oriented, come la rave generation impone (va).
Sull’incredibile onda dell’hype che in Gran Bretagna gli è stato creato attorno, i Klaxons sono passati in meno di un anno dal primo sette pollici (“Gravity’s Rainbow” / “The Bouncer”, uscito per la Angular in 500 copie) alla pubblicazione di un album, uscito nientemeno che per la Polydor.
Che poi, detto tra noi, “Myth Of The Near Future” è più che altro una bella vetrina per i singoli già editi piuttosto che un vero e proprio album nuovo di zecca (“Gravity’s Rainbow”, “Atlantis To Interzone”, “Four Horsemen of 2012”, “Magick”, “Golden Skanks” erano già usciti in precedenza su vari formati), ma tant’è.
Sempre detto tra noi, il suono dei Klaxons, anche guardando al passato più recente, non è che brilli per inventiva o originalità , ma tant’è.
Insomma, le componenti per bollare i Klaxons come l’ennesima bruttura d’Albione non mancano, però…in questo caso commetteremmo un errore. Si perchè, sempre detto tra noi, l’album suona proprio bene.
Fresco e divertente, sintetico e colorato, pop ed electro, dance e punk, retrò, godibilissimo, a tratti esaltante.
“Gravity’s Rainbow” e “Atlantis To Interzone” sono devastanti anthem spacca-dancefloor che debordano di influenze early 90’s (con quelle sirene stile illegal rave”…), sporche chitarre wave, cantato punk e ritornelli tremendamente pop; “Magick” stritola sintetizzatori e ritmiche di basso in una cavalcata esoterica da overdose di MDMA; “Golden Skanks” mette da parte gli smile fluorescenti per immergersi in melodie pop da classifica, mentre il resto dei pezzi ( in particolare “Forgotten World”, “Totem On The Timeline” e la cover “It’s Not Over Yet” ) fungono da riuscito corollario alle inarrivabili hit di cui sopra.
Il problema che si incontra nel giudicare un disco come “Myths Of the Near Future” ce lo creano proprio quei media che, nel tentare tutte le vie possibili per incensare a dismisura i gruppi che “spingono”, riescono sovente a renderceli antipatici aprioristicamente.
Le band “New Rave” non saranno mai una sorta di riedizione aggiornata della rivoluzione baggy mancuniana o di simili seminali esperienze, primo perchè oltre i Klaxons gli altri gruppi della “scena” (New Young Pony Club, Sunshine Underground) sono semplicemente imbarazzanti, secondo perchè a Manchester si è fatta la Storia mentre qui abbiamo a che fare con un disco piacevolissimo ma che dubito fortemente rimarrà negli annali della Musica.
Chiarito che i Klaxons non sono gli alfieri di un’improbabile rivoluzione musicale, il giudizio su “Myths Of the Near Future” non può che essere positivo. E dirò di più. Vista la penosa qualità di buona parte delle produzioni albioniche contemporanee, ce ne fossero di dischi come questo…