Queste cose le avete sentite milioni di volte: la distruzione parziale di qualcosa, la foga del rock e una buona quantità di sudore che cerca di riportare a temperature più civili il vostro corpicino indifeso. E’ un barlume. C’era nel primo disco dei Libertines e c’è anche qui. Una foga istintiva, che spinge un centimetro oltre, mezzo passo in avanti. Disco che non va assolutamente ascoltato di nascosto in ufficio. Potreste improvvisamente mancare di rispetto al qualcuno “Sig Rossi mi ha portato la documentazione completa sulla pratica che le avevo chiesto ieri sera, due minuti prima dell’ora di chiusura?” “No, signor capo, non le ho portato proprio un cazzo-di-niente-di-pratica”…ora mi scusi devo seguire il Bianconiglio e vedere un po’ quello che ha da dire su sto gruppetto qui”…”. Punk e orgoglio lasciato a metà .
Smezzato è meglio. Fanculo a stefano accorsi al maxibon e al ciù is megl che uà n. A metà si sta meglio, a volte. Si è sbilanciati, si è sempre in bilico. Smangiucchiato e impreciso, bassa qualità e un tom che diventa tridimensionale e esce dalle casse stereo. Un timbro vocale interessante e trivellato dalle sigarette. Un timbro vocale raggiunto dopo una serata passata a sparlare ubriachi, a urlare come lupi mannari contro la luna o”…semplicemente per un mal di gola. Già m’immagino la sala prove lasciata come un porcile dopo la sessione pomeridiana: liquidi per terra, bottiglie vuote e una nuvola di fumo persistente ovunque che neanche nelle zone industrializzate giapponesi.
Prettamente americano e poco british nelle sonorità . Non c’è una canzone simbolo”…c’è solo un agglomerato di elettricità che alla fine risulta vincente. Trascinante. D’ispirazione piuttosto selvaggia. Dopo le lagne invernali ecco quello che ci voleva per ripartire. Se vi eravate innamorati a metà di alcune cose presenti su “Gimme Fiction” degli Spoon forse qui potete trovare l’altra metà che manca alle vostre orecchie.