Dopo l’intervista di circa un anno fa con la band di Rivoli, rieccomi qui a parlarne, questa volta in veste di recensore per il freschissimo “Pianissimo Fortissimo” licenziato via EMI.
Come preannunciato infatti il buon riscontro ottenuto con i precedenti lavori, premiato sia da un numeroso pubblico ai divertenti lives sia in termini di vendite, ha consentito il passaggio, per nulla traumatico nei risultati, dall’indie-label Mescal ad una major. Questo potrebbe creare problemi solo agli ascoltatori più integralisti perchè la ricetta popmelodica riluce della stessa illuminante qualità alla quale siamo stati abituati.
“Pianissimo Fortissimo”, titolo azzeccatissimo per la tenacia con la quale è decantata la costante disillusione nei rapporti interpersonali e di inadeguatezza ai contesti tipica di chi vive questi tempi con sufficiente profondità e attenzione, ma non urlata con ferocia ad un mondo sadicamente colpevole, piuttosto sibilata con candore e a denti stretti per far breccia più profondamente e lungamente nei pertugi emotivi dell’ascoltatore. L’esigenza di sfogare i propri scazzi è risolta ricorrendo a testi, anche visionari in alcuni casi, come valvola di sfogo, e la scelta azzardata di farlo con delicatezza anzichè sputando il solito veleno sul solito sistema a ritmo del solito “‘fuck fuck’ risulta vincente e allo stesso tempo encomiabile. Senza nascondere o temere le proprie debolezze.
Il disco è ispirato e molto curato negli arrangiamenti con l’importante sezione d’archi dalla quale si è così piacevolmente invaghiti. Risulta un’ulteriormente accresciuta intimità con il proprio inconscio, a tratti affrontato come sul lettino dello psicanalista, e le atmosfere sempre più rarefatte, probabilmente ammiccanti ad influenze di quello swedish pop ai quali è stato certamente impossibile sottrarre le orecchie negli ultimi tempi.
Per quanto riguarda le liriche i temi cari ai Perturbazione si possono contare sulla dita di una mano (o al massimo due), è l’approccio mai banale e ripetitivo che li rende dei fantastici compagni di ascolto. Con questa impostazione e sensibilità l’importante lavoro fatto è stato di cogliere le varie sfaccettature e angoli dai quali affrontare le questioni. Con un’attenzione e un talento che meriterebbero di essere messi in risalto anche a livello internazionale per sfangare di dosso alla musica italiana il classico accostamento al mondo delle canzonette.
Il concetto che la fa da padrone e che maggiormente ha attirato l’attenzione dei Perturbazione nelle dieci composizioni è il tempo, che passa senza scampo alcuno, inarrestabile, che segna i paesaggi, scandisce i momenti, plasma e deforma i ricordi. Il tempo malinconico di “Un anno in più”; il tempo che in “Leggere Parole” scandisce i momenti di un trasloco dopo la fine di un rapporto; il tempo di “Battiti Per Minuto” (il primo singolo), che si vorrebbe gestire alla ricerca di regole, ancora sconosciute, per uscire vincitori da una storia d’amore intesa come gioco; il tempo di “On/Off” che detta i ritmi alti/bassi di un rapporto sincronizzato all’accensione/spegnimento di un surreale lampione totem; il tempo solo da contare con impotenza nell’accidosa e apatica atmosfera di “Brautigan”.
Oltre a tutto questo, anche il contesto vaporoso che obnubila l”‘animo in “Qualcuno Si Dimentica” (“…mi manca sempre un pezzo per essere felice”…giusto per non essere fraintesi!), sottolineato da una vibrante chitarra strozzata che amplifica ogni malessere. E poi in “Casa Mia” l’importanza delle proprie certezze che si possono ritrovare beatamente solo nell’odore di un cuscino che ormai è l’unica cosa rimasta di un sospirato trascorso.
Infine attenzione particolare a “Nel Mio Scrigno”, nella quale ha partecipato ai cori senza invadenza l’amico Manuel Agnelli, per la quale ogni commento sarebbe superfluo e che può essere elogiata a dovere solo portando all’attenzione alcuni stralci dell’angosciante testo-manifesto, denso di inadeguatezza e inettitudine:
“…
però invecchiare insieme a me può essere un’idea terrificante
un nucleo denso di contraddizioni, noie, debiti e ammissioni, a denti stretti
“…
e i desideri del mio scrigno sai che non sono i tuoi
ti prego scusami se puoi
“…
Questo è quello che esce, pianissimo e fortissimo, dallo stravagante megafono perturbato. |