Quali sono i paramentri per giudicare un disco? E’ sufficiente basarsi sul gusto personale? Non credo proprio”… Mi rendo conto per esempio che se dovessi basarmi solo su quello che mi piace “a pelle” mi perderei tantissima musica che invece necessita di ascolti più attenti e concentrati e allo stesso tempo mi limiterei ad ascoltare in maniera acritica un bel po’ di produzioni inutili solo perchè orecchiabili e disimpegnate.
Ma amare la musica è un’altra cosa!
Allora, cosa bisogna tenere in considerazione quando ascoltiamo un album?
L’innovazione e l’originalità dei pezzi? La bravura strumentistica? La qualità della produzione? Testi significativi e profondi? Forse non è ancora abbastanza”….
Dovremmo chiederci: cos’è che rende unico un gruppo, che ci fa amare una band, che ci fa riconoscere subito un loro pezzo? Risposta: la personalità !
Ecco perchè percepiamo immediatamente la grandezza degli Smiths o dei Nirvana, a prescindere dai gusti personali. Ecco perchè non possiamo confondere un pezzo dei dEUS o uno dei Cure con nessu altro mentre ci sono centinaia di band intercambiabili, che si confondono nella palude dei clichè indie-pop. I riff di chitarra tutti uguali, le melodie, pur se catchy al punto giusto, trite e ritrite, nessuna idea nuova e originale, tutto che sembra già sentito.
Se per esempio vi chiedessero un compendio della musica pop inglese degli ultimi 15 anni potreste citare i Suede, i Travis, gli Embrace, i Keane, i Coldplay e così via”…. Oppure potreste risparmiare molto ma molto tempo e ascoltare i Thirteen Senses: praticamente il Bignami del britpop!
Alla loro seconda prova, dopo l’album di esordio The Invitation, del 2004, i Thirteen Senses vengono dalla Cornovaglia e hanno appena pubblicato “Contact” per la Vertigo.
L’album si apre con la title track, che però avrebbe potuto anche intitolarsi Yellow, visto che l’intro è clonata dall’inconfondibile pezzo dei Coldplay con i quali i Thirteen Senses condividono il produttore Danton Supple insieme a Starsailor e Cord.
E così un po’ per tutto il resto dell’album: un po’ di Travis qui, un po’ di Keane là , una ballata struggente a base di pianoforte e coretti e poi pezzi più tirati alla Snow Patrol con chitarre cattive ma non troppo perchè non bisogna esagerare e tirare fuori troppa grinta, non bisogna rivelare troppa personalità ma piuttosto tenersi nei limiti e seguire alla lettera la ricetta del perfetto album pop, senza esagerare con le dosi.
Ora, detto questo, va ricordato che gli esseri umani hanno due emisferi cerebrali, destro e sinistro, emotivo e razionale. E dopo aver usato quello razionale e analizzato per bene il disco nella sua pressochè totale inutilità , nulla ci impedisce di passare la palla a quello emotivo”…
Devo quindi confessare che nonostante tutto questi Thirteen Senses mi piacciono. Mi piacciono molto. Li sto ascoltando tantissimo perchè sono orecchiabili, fanno belle melodie, la voce del cantante Will South è piuttosto piacevole e versatile e perchè adoro le canzoni pop.
“Call Someone”, “A Lot of Silence Here” e “All the Love in Your Hands”, il singolo, prendono immediatamente e meritano una citazione a parte rispetto agli altri pezzi dell’album.
Sicuramente è un disco che non lascerà alcuna traccia di sè fra qualche mese ma è comunque una compagnia piacevole per il momento. Un po’ come quelle persone che conosci in vacanza e ci passi l’estate. Sai che non sarete mai davvero amici e che non li rivedra mai più. Ma va bene così.
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