Hai presente quando stai per crollare e andare in un altro mondo? Hai ben chiaro il fatto che la melatonina prodotta dal tuo cervello è inferiore a quella prodotta da un microbo che vive attaccato alle chiappe pelose di qualche animale zannuto in Africa? Beh tieni presente che potresti sprofondare da un momento all’altro nel buio. Che succede se improvvisamente una mano ti prende inaspettatamente proprio nel mezzo di quel buio? Come ci si dovrebbe sentire a girare lentamente all’ infinito su se stessi un attimo prima di crepare allucinato e avvitato attorno alla propria spina dorsale?
Se questa ragazza faccia una psichedelia magica dotata di strani poteri romantico-depressivi-stimolanti per la corretta pulsazione del sangue arterioso non e’ dato sapere. E’ un mistero che rimarra’ insoluto perche’ comunque si tratta sempre solo di sei corde. E qualche piccolo effetto che scava, dando profondita’ a un suono altrimenti crocifisso sulle tavole bidimenionali della monotonia dello stereotipo dell’ennesima canautrice folk flower power a bassa fedelta’ dirottata in questa parte di tempo col culo appiccicato su un razzo proveniente dalle manifestazioni anti guerra del Vietnam.
La Sub Pop prende a sberle in faccia un po’ tutti questo mese con questo progetto col cuore tenero da Bob Dylan ma l’anima fin troppo metropolitana e disillusa di questo ormai nuovo-ma-gia’-vecchio secolo che puzza di roba fritta per l’ennesima volta con lo stesso olio in quasi tutti i campi della comunicazione. Una ragazza. Una chitarra. E una cura del suono non indifferente. Il tutto per un disco che (badate, fino a un secondo fa non lo sapevate ancora ma adesso lo sapete) e’ un ottimo viatico per il rilassamento totale della mente, durante i momenti piu’ belli sotto le lenzuola con chi e’ al vostro fianco e vi sopporta ogni giorno. Qualcosa di molto vicino all’implosione. Good.
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