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Del rock’n’roll-electro-dance-new wave-spaghetti something di “Our Dildo Can Change Your Life” ne abbiamo parlato qualche mese fa e ne ha parlato anche qualche rivista specializzata d’oltremanica. Adesso muoviamoci leggermente in avanti. Prima è il caso di sputare per terra, imprecare un pò e pensare che i Les Fauves sono di Sassuolo e sudano fango. Ma come? Di Sassuolo e suonano la musica del demonio invece di andare all’oratorio a giocare a ping pong, mangiare piadine dire l’atto di dolore inginocchiati sui ceci e bere cedrata? Si si… . Questi sono sporchi, pallidi e magrissimi. In totale adorazione di qualcosa sotto una luna piena che, se fosse un pò più bassa, loro se la berrebbero pure. I Les Fauves scherzano col punk, lanciano rimandi shoegazer e fanno muovere i neuroni. E’ tutto molto veloce, cazzo, ma proprio di quel veloce che pensi quasi…. “Cazzo se è veloce!” (e con questa, signori, vado a levare le manacce zozze di Just dal primo premio per la frase più inutile della stagione). Garage che fa pensare agli Hives, agli Art Brut e a quella faccia da schiaffi di Carl Barat e dei suoi amici. A maggio la band è andata a spargere il verbo distorto del suo pensiero elettrico quà e là in giro per l’Europa e i risultati sono stati più che buoni. “Questa è la prima parte di una trilogia che parla di luci, ombre e comportamento alieno”. Si….mmmmmh….ok. “Freak Riot” intanto mi entra anche nei calzini e mi fa camminare bene. “Bombs on the SIAE” brucia. E’ punk. Diluito ma sempre punk. E’ qualcosa di più molleggiato e meno spinoso che tre accordi ripetuti e un sacchetto di “fuck!”. “The Heroin Melody” fa pensare a una sorta di “Lucy In The Sky With Diamonds” ancora più eterea e lontana. I Les Fauves sono degli alieni. So che non mi crederete mai, ma è così. Sono alieni e suonano strani strumenti come il kazoo o l’oboe. Ma lo fanno in maniera psicotica, in pieno rispetto della natura. E lo fanno bene. Leggi la recensione di “OUR DILDO CAN CHANGE YOUR LIFE [EP]” dei LES FAUVES |
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