[ratings]
Great Northern, il grande nord. Solon Bixer, ex-30 Seconds To Mars, voce e chitarra, si fa affiancare dalle tastiere di Rachel Stolte, dal basso di Ashley Dzerigian e dai tamburi di Davey Latter. E a dirigere le danze, premere tasti e girare potenziometri c’è Matthias Schneeberger, già con Afghan Whigs e Queens Of The Stone Age. Ma l’impegno e i nomi non bastano, serve quel qualcosa in più, quel qualcosa di essenziale che ti tocca dentro e smuove certe corde. Cosa che i Great Northern non riescono a fare. Ci provano con le melodie che vanno a braccetto coi Nada Surf, con le chitarre (e voci maschile+femminile) che scimmiottano i Silversun Pickups (“Home” è un pezzo da denuncia, che dico, da ludibrio in pubblica piazza), con i pezzi minimalisti e leggeri alla Imogen Heap / Bjork (“Low Is A Height”), con mille tentativi vani e con un paio di buone intuizioni (“Into The Sun”, “The Middle”): ma si tratta di idee seminate in una distesa di neve di plastica, che faticano a farsi strada verso la pallida luce del sole nordico. I passaggi validi sono schiacciati da un’artificiosità urticante mentre i brani soffocano oppressi da una produzione patinata oltre ogni limite imposto dalla decenza. Saranno anche gusti, ma insomma, se i Great Northern si concentrassero di più per trovare una personalità propria, ciò sarebbe solo un bene. Non ci resta che attendere, perchè alla fine le fondamenta ci sono: ora bisognerà tirare su il resto. |
||||||
|