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Il Cavern e’ un locale al centro di Exeter, molto famoso nel circuito underground di musica indie e stasera la serata e’ di quelle da non perdere. Entro con la mia ragazza nel locale che e’ piccolo ma gia’ affollato di gente: e’ pieno di ragazzetti coi capelli biondo platino, magrissimi e mezzi ubriachi. Camminiamo in mezzo a un sacco di Raffaelle Carra’ senza le rughe. Un residuo della cultura nu rave o semplicemente teen ager annoiati il pomeriggio che si tingono i capelli perche’ l’ha fatto il loro amico del cuore. La serata comincera’ presto che ci sono un paio di band ultra sconosciute di sbarbatelli ad aprire le danze. Di punto in bianco decido di rilassarmi un secondo, perche’ gli ultimi mesi sono stati una merda totale e perche’ il destino vuole cosi’. Una vodka and coke e un rum and coke e considerando che non reggo molto l’alcool, per usare un eufemismo, sono gia’ piegato a meta’. Il cavern comincia a girare intorno alla mia zucca ma io ho l’arduo compito di parlare con Will, il batterista della band e cercare di fargli qualche domanda sensata. Lo individuo in un angolo del locale, curvo sul suo portatile, intento a chattare con una ragazza. Mi siedo e mi presento. La ragazza on-line ci rimane male e fa una faccia strana dalla finestra-web cam. Will e’ un ragazzo grosso coi capelli lunghi e biondi e i denti grossi che nel corso della serata si rivelera’ un bastardissimo musicista indie che picchia come un dannato sui tamburi e sui piatti con una verve e una precisione che non vedevo da mesi. Odio i live reports. Ok Will, gli dico, buon concerto, ci si vede…stammi bene. La prima band di supporto comincia a suonare nel frattempo. Si chiamano Lovvers e sono come la merda, fanno veramente troppo casino, tutto distorto e il cantante crede di essere Kurt Cobain. Resisto per un periodo di due brani sotto al palco e poi torno a sedermi con la mia ragazza al tavolo. Ordiniamo un altro paio di drink. Mi alzo e vado al cesso: appena entro c’e’ una ragazza che si sta truccando davanti allo specchio. Che rincoglionita, penso, ha sbagliato bagno…me la rido un po’ ma quando esco, dopo aver pisciato mi accorgo che le rincoglionite sono aumentate e la situazione si e’ completamente rovesciata. Adesso sono loro che ridono e io uscendo faccio finlamente caso alla figura femminile stampata sulla porta. Ok, la mia ragazza e’ sempre piu’ perplessa, ma in compenso mandiamo giu’ l’ultimo drink (a questo punto sono ubriaco come un serpente) e andiamo sotto al palco a vedere la seconda band di supporto: i Rolo Tomassi, ossia molto probabilmente una delle cose peggiori che abbia sentito negli ultmi anni di live. Eta’ media diciassette anni, un crossover che tende ogni venti secondi verso il metal, migliaia di growl da parte della cantante; cambi di ritmo frenetici che non fai a tempo ad abituarti a una nota e gia’ sei da un’ altra parte a cercare di seguire un discorso musicale che in fondo non esiste. I ragazzi con la maglia dei metallica in prima fila pero’ sembrano entusiasti. Torniamo al tavolo e non ricordo, insomma il tempo passa e poi e’ finalmente il turno degli I Was A Cub Scout: concerto bellissimo dal momento in cui cominciano a suonare. Le melodie della tastiera e dei synth sono pre registrate e credo che il cantante le componga proprio in camera sua quando non ha granche’ da fare ma sono interessanti, belle, catchy, un miscuglio a meta’ strada tra le intuizioni dei primi Grandaddy e le cose proposte dagli Stars. Schegge dei Pavement e una tendenza emo che non irrita ma anzi stavolta aggiunge qualcosa in piu’ a un discorso davvero sorprendente. Un pop, menato, sudato (il mio nuovo amico Will si da’ parecchio da fare per far soffrire le pelli dei tamburi il piu’ possibile) e voluto fortemente. Ballano tutti, mani in alto, mani in basso, un sacco di sorrisi e musica lo-fi ma potente e originale. Posso osare? Meglio un duo come loro che roba tipo White Stripes e affini. Ascoltare per credere. |
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