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Avete presente quei documentari sulle creature degli abissi? Si, proprio quei pesci deformi per la pressione, resi ciechi da buio e dotati di organi luminosi. Bene, la traccia numero tre di questo disco sarebbe il sottofondo ideale per quelle immagini inquietanti. “Garlic’7” è un’improvvisazione ambient dilatata, straniante, sottomarina, praticamente il brano migliore del disco. I Tupolev sono una band di Vienna che vanta collaborazioni con i nostrani Port-Royal ed arriva oggi all’esordio discografico con questo “Memories of Bjorn Bolssen” , lavoro sperimentale che mischia post-rock, eletronica minimale, ambient e jazz. Certamente non di facile fruibilità , il disco si districa bene in una materia complessa, stravagante e di difficile classificazione. Seppure io sia un sostenitore delle melodie e sia convinto che è molto più difficile costruire una bella canzone pop anzichè improvvisare sui computer o sugli strumenti, devo constatare che il lavoro in questione ha diversi spunti interessanti. A parte la succitata traccia numero tre, sembrano funzionare meglio i passaggi meno articolati e più lineari, ancorati a soluzioni morbidamente ambient in cui un malinconico pianoforte sembra piangere nota dopo nota ed inserti di elettronica minimale ne segnano il languido percorso, proprio come sfocati led luminosi in una tetra notte invernale. Si avvertono anche battute a vuoto , più fini a se stesse, nei passaggi in cui ci si lascia andare ad un free jazz ben suonato ma piuttosto insipido. Sicuramente un disco difficile, che a molti potrà risultare indigesto o incomprensibile, ma comunque una prova coraggiosa di una band che ha voglia di sperimentare qualcosa di nuovo e, almeno in parte, ci riesce. |
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