Rabbia e poesia che si tengono per mano, esplorando le molteplici sfaccettature del post-punk fino a sfiorare i confini col post-rock. Emozioni che corrono sul filo del rasoio in cerca di spazio all’interno di un’architettura musicale piuttosto intricata e dominata da dissonanze e taglienti ripartenze. Undici brani che sisviluppano in continuo divenire esaltando un’impredivibilità compositiva al di sopra della media. In due parole: Peter Kernel.
“How To Perform A Funeral” è il debutto di questo quartetto elvetico che si muove tra il cantone italiano e il Canada (la bassista Barbara ha origini nordamericane). Nato nel 2005 ha raggiunto la fisionomia attuale l’anno scorso grazie all’aggiunta della seconda chitarrista Anita, ottenendo la quadratura del cerchio per uscire dall’ambito puramente sperimentale in cui si erano formati tra fascinazioni per le colonne sonore di cortometraggi. Le tracce presenti in scaletta si avventurano attraverso sonorità spesso fuligginose e spigolose, pur lasciando intravedere interessanti venature d’autore: dalle aperture melodiche di “Shoot Back” alla piacevole tensione di “Smiling” passando per le circolarità ipnotiche di “Flies Die” e “What The Hell” (gran bel pezzo) fanno capolino diverse influenze rielaborate in maniera assolutamente indipendente.
Un album di forte impatto emotivo che s’infila di diritto nei primi dieci posti della classifica dei debutti targati 2008. Un piacere assoluto per chi non si arrende alla banalità propinata dall’universo musicale attuale.
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